Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

giovedì 9 aprile 2020

IL MISTERO DI GIUDA!?


IL DIO TRADITO
  
Francesco: “Pensiamo ai tanti Giuda istituzionalizzati in questo mondo, che sfruttano la gente. E pensiamo anche al piccolo Giuda che ognuno di noi ha dentro di sé nell’ora di scegliere: fra lealtà o interesse”.



di Antonino Legname

Nella Meditazione della Messa a Santa Marta, l’8 aprile 2020, Papa Francesco ha parlato del tradimento di Giuda. Anche oggi - dice il Papa - ci sono i Giuda, cioè persone che sono disposte a tradire per i propri interessi personali e materiali, non solo gli amici più cari, ma volte anche i familiari. Anche oggi ci sono persone che facendo apparire di servire Dio, in realtà servono il denaro e ne diventano schiavi. Giuda era attaccato al denaro e chi ama troppo i soldi, prima o poi tradisce. Ma chi di spada ferisce di spada perisce, e alla fine Giuda, che tradisce Gesù viene tradito dal diavolo, che è un “mal pagatore” –  ha detto Francesco - che lascia nella disperazione. E così Giuda finisce per impiccarsi. Il Papa ha denunciato non solo i tanti «Giuda istituzionalizzati» di oggi, che usano la gente per i propri interessi, ma anche i piccoli Giuda che albergano dentro di noi: ognuno di noi a volte è spinto a tradire per amore dei soldi o dei beni materiali. C’è gente che per amore dei soldi – dice il Papa - “è capace di vendere la propria madre”. Non si può far finta di servire Dio, quando poi in realtà si serve il denaro, e alla fine si viene asserviti da esso e si diventa schiavi di questo Moloch, di questo vitello d’oro, al quale si è disposti a sacrificare la propria dignità e a volte anche gli affetti più cari. Purtroppo, oggi sono tanti i «discepoli di Giuda», di questo Apostolo e amico di Gesù, il quale tradisce e vende il Maestro per denaro, per trenta denari. Dice il Papa: «L’amore al denaro lo aveva portato fuori dalle regole, a rubare; e da rubare a tradire c’è un passo, piccolino. Chi ama troppo i soldi tradisce per averne di più, sempre: è una regola, è un dato di fatto». Questa bramosia e avidità di possedere si chiama «pleonexia»: più si ha e più si vuole avere. E a quel punto – come dicevano i Padri della Chiesa – l’uomo diventa come un orcio perforato, in riferimento all’insaziabilità dei suoi desideri: mai contento e sempre vuoto e insoddisfatto. Anche Sant’Agostino ha fatto quest’amara esperienza dell’insoddisfazione, fino al punto di dire: «Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te». Giuda fu così avido di denaro da arrivare al gesto più riprovevole: vendere l’amico. Papa Francesco, però, ci tiene a dire che Gesù non additò mai Giuda come il «traditore»; Gesù «dice che sarà tradito, ma non dice a Giuda “traditore”. Mai gli dice: “Vai via, traditore”. Mai! Anzi, gli dice: “Amico”, e lo bacia. Il mistero di Giuda … Com’è il mistero di Giuda? Non so! – risponde Francesco - Don Primo Mazzolari l’ha spiegato meglio di me». 
Papa Francesco in visita a Bozzolo presso la tomba di don Primo Mazzolari

Cosa ha detto don Primo Mazzolari a proposito di Giuda? È famosa la vibrante riflessione che don Mazzolari fece il Giovedì Santo del 1957, quando disse ai suoi parrocchiani che avrebbe parlato di: «un nome che fa spavento, il nome di Giuda il traditore». Ancora oggi, quando a qualcuno si vuol dire che è un traditore si dice: «sei un Giuda». Mazzolari esorta i suoi fedeli a non tradire il Signore, «perché chi tradisce il Signore tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, tradisce la propria coscienza, tradisce il proprio dovere e diventa un infelice». E pensando a Giuda esclama: «Povero Giuda!». Non bisogna meravigliarsi di questa parola perché Giuda è stato un «infelice discepolo che ad un certo momento non ha potuto mantenere fedeltà al suo Maestro». Non sappiamo quello che è passato nella mente e nell’animo di Giuda, ma – dice Mazzolari - «questa sera vi domando un po' di pietà per il nostro povero fratello Giuda». E allora, non bisogna vergognarsi di assumere questa fratellanza, soprattutto se pensiamo a quante volte noi abbiamo tradito il Signore. Noi chiamiamo Giuda «fratello», Gesù nel Getsemani lo chiama «amico». Gesù nel Cenacolo aveva detto ai suoi Apostoli: «non vi chiamo servi, ma amici». E continua a chiamarli amici anche quando lo tradiscono, lo rinnegano, lo abbandonano. Nel tradimento di Giuda dobbiamo vedere il «mistero del male» che in qualche misura, prima o poi, travolge e avvolge tutti. Il male ha un nome «Satana». Ed è questa presenza diabolica che ha preso possesso del cuore di Giuda spingendolo al male. Papa Francesco spiega: «il diavolo entrò in Giuda, è stato il diavolo a condurlo a questo punto. E come finì la storia? Il diavolo è un mal pagatore: non è un pagatore affidabile. Ti promette tutto, ti fa vedere tutto e alla fine ti lascia solo nella tua disperazione ad impiccarti». Don Primo Mazzolari è molto chiaro quando dice che ci sono persone che fanno il mestiere di Satana con l’obiettivo di «distruggere l’opera di Dio; desolare le coscienze; spargere il dubbio; insinuare l’incredulità; togliere la fiducia in Dio; cancellare Dio dai cuori». Il diavolo non è una finzione teologica e neppure una metafora del male, ma - come diceva Paolo VI - è “un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa”. Papa Francesco spesso parla del diavolo, non per incutere timore, ma per far capire qual è la missione del diavolo nel mondo: dividere e distruggere: “Satana è astuto – ci ricorda Francesco - e se qualcuno dovesse obiettare: «ma padre, che antico è lei, parlare del diavolo nel secolo ventunesimo!» Ma “guardate che il diavolo c’è! - ha ribadito il Papa - Il diavolo c’è anche nel secolo ventunesimo. E non dobbiamo essere ingenui. Dobbiamo imparare dal Vangelo come fare la lotta contro di lui”. In fondo «la più grande astuzia del diavolo è quella di farci credere che non esiste» – come diceva il poeta francese Charles Boudleaire. E allora bisogna stare attenti, essere svegli e pregare – dice Gesù - «per non entrare in tentazione». E la tentazione – annota il Papa - incomincia col denaro: «Il diavolo entra dalle tasche». Questo è successo a Giuda: «Quanto mi date perché io ve lo consegni?». Trenta denari! E il baratto è fatto. Giuda ha venduto il tesoro prezioso dell’amicizia con Cristo per pochi denari. Giuda ha la mente annebbiata. Papa Francesco dice: «A mio avviso, quest’uomo era fuori di sé». Egli inizialmente non si rende conto della gravità del suo gesto. Solo dopo capisce, quando vede Gesù condannato, flagellato, coronato di spine; e a quel punto vorrebbe rimediare: prende i trenta denari e li butta davanti a coloro ai quali aveva venduto Gesù. Ma ormai è troppo tardi. Papa Francesco ha spiegato: «Il cuore di Giuda, inquieto, tormentato dalla cupidigia e tormentato dall’amore a Gesù, un amore che non è riuscito a farsi amore, tormentato con questa nebbia, torna dai sacerdoti chiedendo perdono, chiedendo salvezza. “Cosa c’entriamo noi? È cosa tua …”: il diavolo parla così e ci lascia nella disperazione». E Giuda si dispera fino al punto di togliersi la vita: «Povero Giuda! Povero fratello nostro!» - esclama con pena don Mazzolari. E aggiunge: «il più grande dei peccati non è quello di vendere il Cristo, è quello di disperare». E Giuda disperò del perdono e della misericordia di Dio. In fondo anche Pietro aveva rinnegato il Maestro, ma poi si pentì e pianse amaramente; e il Signore lo ha perdonato rimettendolo al suo posto; anzi lo ha fatto suo Vicario. Anche gli Apostoli abbandonarono il Signore, ma poi tornarono pentiti. Anche per Giuda, se non si fosse disperato, ci sarebbe stato lo stesso trattamento. Don Mazzolari si scusa con i suoi fedeli per aver parlato di Giuda come di un «povero fratello», e aggiunge: «Io voglio bene anche a Giuda … è mio fratello e pregherò per lui … perché io non giudico, io non condanno. Dovrei giudicare me, dovrei condannare me». Papa Francesco nella Meditazione di questa mattina si domandava: «Giuda è all’Inferno? Non so. Io guardo il capitello. E sento la parola di Gesù: “Amico”». A quale capitello si riferisce il Papa? 
Si tratta del capitello che si trova nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Vézelay, in Francia. Il Papa, in più occasioni ha avuto modo di spiegare: «c’è un capitello bellissimo, del 1200 più o meno. I medievali facevano catechesi con le sculture delle cattedrali. Da una parte del capitello c’è Giuda, impiccato, con la lingua fuori, gli occhi fuori, e dall’altra parte del capitello c’è Gesù, il Buon Pastore, che lo prende e lo porta con sé. E se guardiamo bene la faccia di Gesù, le labbra di Gesù sono tristi da una parte ma con un piccolo sorriso di complicità dall’altra. Questi avevano capito cos’è la misericordia! Con Giuda!». Gesù, nel momento stesso in cui Giuda consuma il tradimento attraverso uno dei segni più sacri dell’amore, «il bacio», tira fuori dal vocabolario del proprio cuore un unico nome: «Amico!». Non mi scandalizza che Gesù abbia chiamato il traditore “Amico”, perché anch’io continuo ad essere chiamato da Gesù “amico” nonostante lo abbia tradito tante volte. Gli stessi Apostoli, quando Gesù dice: «In verità vi dico: uno di voi mi tradirà!», hanno coscienza che ognuno di loro poteva essere il traditore: «Sono forse io, Rabbì?». Don Primo Mazzolari dice: «Io non posso non pensare che anche per Giuda c’è stata la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola “amico” che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava, per tradirlo». Forse Giuda avrà capito quanto Gesù gli volesse bene quando il Maestro ha accettato quel «bacio» e gli ha detto «amico». È una grande sofferenza l’amico che si trasforma in nemico. Papa Francesco annota: «Gesù minaccia forte, quando dice: “Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito: meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”». Ma stiamo attenti a non puntare il dito con molta facilità contro Giuda. Pensiamo al Giuda che c’è dentro ciascuno di noi. «Pensiamo ai tanti Giuda istituzionalizzati in questo mondo, che sfruttano la gente – ha detto Papa Francesco - E pensiamo anche al piccolo Giuda che ognuno di noi ha dentro di sé nell’ora di scegliere: fra lealtà o interesse. Ognuno di noi ha la capacità di tradire, di vendere, di scegliere per il proprio interesse. Ognuno di noi ha la possibilità di lasciarsi attirare dall’amore dei soldi o dei beni o del benessere futuro. “Giuda, dove sei?”. Ma la domanda la faccio a ognuno di noi: “Tu, Giuda, il piccolo Giuda che ho dentro: dove sei?”. Chiediamo a Gesù di continuare a chiamarci «amici», nonostante i nostri quotidiani tradimenti al suo amore. In fondo siamo tutti dei «poveri Giuda», che Cristo ama e perdona. Importante è pentirsi di aver voltato le spalle al Signore, di averlo venduto nel mercato ideologico della vita; quello che conta è non disperare della sua misericordia. Per il Signore noi saremo sempre gli «amici». Così concludeva don Primo Mazzolari la sua Meditazione su Giuda: «A me Giuda, a me Pietro, a me apostolo che fuggo e tradisco; a voi, discepoli del Signore, con tutta la vostra debolezza, la vostra miseria, la vostra poca fede, il Signore ha dato il dono dell’Eucaristia».

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