LE MERAVIGLIOSE INVENZIONI TECNICHE PER RACCONTARE «LA STORIA DELLE
STORIE»
Francesco: «In un’epoca in cui la
falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e
creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere
quelli falsi e malvagi»
di Antonino Legname
In questo periodo di pandemia da
Covid-19, i nostri Vescovi con grande senso di responsabilità, e non senza
sofferenza, hanno ritenuto di dover chiedere ai sacerdoti di celebrare la
liturgia senza la partecipazione fisica del Popolo di Dio. Questa inedita
situazione ha in un certo senso costretto i Vescovi e i Presbiteri a
trasmettere le celebrazioni liturgiche, in modo particolare la Messa, in
diretta streaming sui social media per far partecipare i
fedeli e per mantenere un contatto, anche se “virtuale” ma non irreale, con la
gente. Ovviamente questo non è l’ideale di Chiesa, come ha detto di recente Papa
Francesco nella Meditazione della Messa a Santa Marta, e se si dovessero «viralizzare»
i Sacramenti e il Popolo di Dio, questo sarebbe pericoloso per la vita della
Chiesa. Nello stesso tempo, però, non si può dubitare che questa presenza
massiccia della Chiesa nella piattaforma digitale in questo tempo di emergenza,
si è rivelata utile e in certi casi anche efficace nel servizio all’Evangelizzazione.
Purtroppo, anche noi sacerdoti ci siamo resi conto di quanta difficoltà e forse
anche impreparazione c’è ancora nell’utilizzo di tali strumenti tecnologici,
sempre più sofisticati e a volte anche insidiosi. Con questa serie di articoli mi
propongo di offrire un modesto contributo per sensibilizzare di più gli operatori
della pastorale, sacerdoti e laici, a non disperdere questo immenso potenziale
umano di creatività tecnologica a servizio dell’evangelizzazione, che ci spinge
a «predicare sui tetti» - come dice Gesù. E oggi sui tetti ci sono le antenne e
le parabole satellitari. Non bisogna dimenticare che l’uso dei mezzi della
comunicazione sociale per la nuova evangelizzazione è un dovere da parte della
Chiesa. Il Decreto conciliare Inter
Mirifica, forse ancora poco conosciuto e attuato, è stato profetico e
lungimirante perché, per la prima volta in maniera coraggiosa e sistematica, ha
cercato di rispondere alla grande sfida della comunicazione sociale ed ha
aiutato tutta la Chiesa a prendere coscienza del potente influsso dei Mass Media a livello planetario. Fu
proprio Paolo VI che il 2 aprile 1964 istituì la Commissione per le
comunicazioni sociali e a partire dal 1967 inaugurò la Giornata Mondiale delle
comunicazioni sociali, che ogni anno propone temi di grande attualità, quali
fonte di ispirazione e occasione di riflessione per gli operatori pastorali, per
i professionisti dell’informazione e per tutta la Chiesa. Un grande impulso per
la pastorale delle comunicazioni sociali fu dato dall’Istruzione pastorale Communio et Progressio di Paolo VI, del
23 maggio 1971. Ormai siamo consapevoli che la comunicazione sociale è un
fenomeno di massa globalizzato; che i Mass
Media sono una finestra aperta sul mondo; che la vita dei singoli e della
società è fortemente influenzata e in parte anche condizionata dall’uso,
dall’abuso o dal mal uso degli strumenti della comunicazione sociale. È sotto
gli occhi di tutti il continuo sviluppo della tecnologia digitale e nessuno
oggi si può illudere di sfuggire o di sottrarsi a questa presenza «potente» che
a volte rischia di diventare «pre-potente» e «invadente». Non dobbiamo
dimenticare che i Mass Media sono
«strumenti» e in quanto tali sono ambivalenti, nel senso che posso essere usati
per costruire o per distruggere l’uomo e la società, per unire o per disgregare
la famiglia umana. Chi utilizza gli strumenti della comunicazione sociale li
può finalizzare al bene o al male, a promuovere e a difendere la verità oppure
a diffondere la menzogna, con le cosiddette fake
news. Il 24 gennaio 2020, nel Messaggio per la 54ma Giornata Mondiale delle
Comunicazioni Sociali, Papa Francesco ha ricordato che «in un’epoca in cui la
falsificazione si rivela sempre più sofisticata,
raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo
bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo
bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi». Il fine corretto
dei Mass Media è quello di favorire
il dialogo e la solidarietà tra gli uomini e tra le diverse culture attraverso
la diffusione di «notizie» (informazione), di «idee» (cultura), di
«insegnamenti» (formazione). Nell’uso degli strumenti della Comunicazione
sociale, la Chiesa deve mantenere un «equilibrato realismo». Per questo Papa
Francesco ha detto che la Chiesa esiste come Popolo concreto e che i Sacramenti
devono essere celebrati realmente e non virtualmente. Questo però non significa
per la Chiesa uscire dal mondo digitale per evitare i possibili rischi di
individualismo e i pericoli di assuefazione alienante, ma essere lievito buono
che dall’interno cerca di «infondere un’anima umana e cristiana a questi
strumenti» per utilizzarli nelle varie forme di apostolato. «La Chiesa in
uscita», di cui parla Papa Francesco, è anche quella che raggiunge il grande
popolo di coloro, specialmente ragazzi e giovani, che abitualmente navigano
nell’oceano mediatico del mondo digitale e che forse parlano l’unico linguaggio
che conoscono, quello tecnologico e digitale fatto di immagini, di video, di giochi
e di musica. Nel prendere coscienza di questo suo dovere, «la Chiesa si
sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti
mezzi che l’intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati» (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, n. 45).