IL TESORO DEL DIAVOLO È L’ODIO
Francesco: «Sempre si deve perdonare,
ma non è facile perdonare, perché il nostro cuore egoista è sempre attaccato
all’odio, alle vendette, ai rancori»
di
Antonino Legname
«Tutti abbiamo visto famiglie distrutte dagli odi
familiari che si rimandano da una all’altra generazione» - ha detto Papa
Francesco nella Meditazione della Messa a Santa Marta, il 17 marzo 2020.
Purtroppo, a volte ci sono «fratelli che, davanti alla bara di uno dei genitori,
non si salutano perché portano avanti rancori vecchi». L’odio è un potente
acido che corrode i cuori e brucia anche gli affetti più cari. Per questo il
diavolo, cioè colui che per sua natura “divide” e “separa”, ha fatto dell’odio
il suo “tesoro” per inquinare la fonte dell’amore nel cuore degli uomini. Il
diavolo, infatti, ha spiegato il Papa, «si accovaccia sempre tra i nostri
rancori, tra i nostri odi e li fa crescere, li mantiene lì per distruggere.
Distruggere tutto. E tante volte, per cose piccole, distrugge». Il Vescovo di
Roma insiste nel dire che la ricchezza del diavolo è quella di seminare odio e
di spingere gli uomini a non perdonare: «C’è gente — annota il Papa — che vive
condannando gli altri, parlando male degli altri, sporcando continuamente i
compagni di lavoro, sporcando i vicini, i parenti, perché non perdona una cosa
che gli hanno fatto o non perdona una cosa che non le è piaciuta». Ma quante
volte bisogna perdonare chi ci fa del male? Gesù insegna che bisogna perdonare
“sempre” anche se «non è facile perdonare, perché il nostro cuore egoista è
sempre attaccato all’odio, alle vendette, ai rancori». Ma con quale coerenza
possiamo pregare il Padre Nostro di rimettere i nostri debiti se noi non li
rimettiamo ai nostri debitori? Come posso pretendere il perdono di Dio se io
non sono disposto a perdonare chi mi ha fatto del male? Sappiamo bene che
«quando Dio ci perdona, dimentica tutto il male che abbiamo fatto». Tanto che,
come diceva qualcuno, il perdono «è la malattia di Dio», perché Dio «è capace
di perdere la memoria, in questi casi. Dio perde la memoria delle storie brutte
di tanti peccatori, dei nostri peccati. Ci perdona e va avanti». E noi riusciamo a dimenticare il male ricevuto? Un'anziana signora, quasi centenaria, una volta mi diede questo saggio consiglio: "Impara a scrivere sulla sabbia il male ricevuto perché il vento ne disperda la memoria; e scrivi sul marmo il bene ricevuto perché il tempo ne perpetui la memoria". Noi tante volte facciamo proprio il contrario! Papa Francesco
ci ricorda che «il perdono è condizione per entrare in cielo», è la porta
stretta che ci porta alla salvezza. Un vero cristiano non si vendica, non cova
rancore e odio nel suo cuore e non dice mai: «me la pagherai». Il consiglio pratico
del Papa è: «se quando vai a messa ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa
contro di te, riconciliati, prima». Il Signore chiede coerenza, come se dicesse:
«non venire da me con l’amore verso di me in una mano e l’odio nei confronti
del fratello nell’altra». In conclusione, Francesco esorta a coltivare
«l’unità, l’amicizia, la pace tra i fratelli» per attirare la benevolenza di
Dio», e chiede di pregare affinché il Signore ci aiuti «ad abbassare la testa,
a non essere superbi, a essere magnanimi nel perdono». E in ogni caso, se non
vogliamo perdonare per amore, almeno perdoniamo “per interesse”, nel senso che
solo «se io perdono, sarò perdonato» da Dio.