IL PIU' GRANDE SPETTACOLO
DOPO IL BIG BANG
Francesco: "Il Dio che non ha storia ha voluto fare storia"
di Antonino Legname
L'incarnazione del Figlio di Dio è il più grande “spettacolo” dopo il
big bang, mai visto nella storia degli uomini: Dio si fa uomo. Quando giunse la pienezza
dei tempi, cioè quando i tempi furono maturi, Dio si è rivelato in Gesù Cristo.
Papa Francesco spiega che la “pienezza dei tempi” non coincide con il momento
storico in cui era dominante la geopolitica dell'impero romano; non era quello
il tempo migliore. Ma la «pienezza» si deve comprendere a partire da Dio e
dalla sua decisione di realizzare le sue promesse messianiche. “Non è la
storia che decide della nascita di Cristo; è, piuttosto, la sua venuta nel
mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezza”. La “pienezza dei tempi”, dunque,
è il momento in cui l'amore di Dio diventa talmente forte ed incontenibile da
richiedere di essere travasato nell'umanità: «Dio ha tanto amato il mondo da
dare il suo Figlio unigenito» (Gv
3,16). Quando Dio decide di entrare in prima persona nella storia umana quello
è il momento in cui si realizza la «pienezza dei tempi». “Il culmine
della forza di Dio, della salvezza di Dio, è stato proprio nell’incarnazione
del Verbo” - ha ricordato Francesco. Perché Dio si è incarnato? Il Papa
risponde: “Per
permetterci di conoscerlo, accoglierlo e seguirlo, il Figlio di Dio ha assunto
la nostra carne, e così la sua visione del Padre è avvenuta anche in modo
umano, attraverso un cammino e un percorso nel tempo. La fede cristiana è fede nell’Incarnazione
del Verbo e nella sua Risurrezione nella carne; è fede in un Dio che si è fatto
così vicino da entrare nella nostra storia”. Papa Francesco ci ricorda
che “Gesù è venuto proprio per colmare la distanza tra l’uomo e Dio: se Egli è
tutto dalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, e riunisce ciò
che era diviso”. L'incarnazione del Verbo di Dio non è una «finzione» - ha
osservato Francesco: “in Cristo Dio non si è mascherato da uomo, si è fatto
uomo e ha condiviso in tutto la nostra condizione. Lungi dall’essere chiuso in
uno stato di idea o di essenza astratta, ha voluto essere vicino a tutti quelli
che si sentono perduti, mortificati, feriti, scoraggiati, sconsolati e
intimiditi”. Mi sembra un'ottima ragione per comprendere l'avventura di Dio
sulla terra. “Egli osserva, ode, conosce, scende, libera. Dio non è
indifferente. È attento e opera […]. Nel suo Figlio Gesù, Dio è sceso fra gli
uomini, si è incarnato e si è mostrato solidale con l’umanità, in ogni cosa,
eccetto il peccato. Gesù si identificava con l’umanità”. Dio, dunque, non è
indifferente ai bisogni dell'uomo, ma “si rivela, fin dagli inizi dell’umanità
come Colui che si interessa alla sorte dell’uomo. Quando più tardi i figli di
Israele si trovano nella schiavitù in Egitto, Dio interviene nuovamente. Dice a
Mosè: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido
a causa dei suoi sorveglianti; conosco, infatti, le sue sofferenze. Sono sceso
per liberarlo”. Papa Francesco ci assicura che “Dio si immischia nelle nostre
miserie, si avvicina alle nostre piaghe e le guarisce con le sue mani; e per
avere mani si è fatto uomo”. In Isaia
(65, 17-21) leggiamo: “il Signore ci dice che crea nuovi cieli e nuove terre,
cioè «ri-crea» le cose”, ha fatto notare Francesco, ricordando anche che
“parecchie volte abbiamo parlato di queste «due creazioni» di Dio: la prima,
quella che è stata fatta in sei giorni, e la seconda, quando il Signore «rifà»
il mondo, rovinato dal peccato, in Gesù Cristo”. E, ha puntualizzato: “la prima
è già una creazione meravigliosa; ma la seconda, in Cristo, è ancor più
meravigliosa”. In un'altra occasione Francesco ha ribadito: “Dio aveva creato
il mondo; l’uomo è caduto in peccato; viene Gesù a ri-creare il mondo […],
ri-crea quell’uomo da peccatore in giusto: lo ri-crea come giusto”. Essere
ri-creati significa essere trasformati dalla grazia che porta Gesù. A volte si
pensa che è difficile lasciarsi trasformare e ri-creare dal Signore; ma occorre
coraggio, come profetizza Isaia: «Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le
ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete! Ecco
il vostro Dio». È un “Dio che ha voluto farsi storia. È con noi […]. Dio
cammina con il suo popolo, non ha voluto venire a salvarci senza storia; lui ha
voluto fare storia con noi”. «Dio ha una storia?». Come è possibile visto che
«Dio è eterno»? È vero, ha spiegato Francesco, “ma dal momento che Dio è
entrato in dialogo con il suo popolo, è entrato nella storia. E quella di Dio
con il suo popolo è una storia triste perché Dio ha dato tutto e in cambio
soltanto ha ricevuto cose brutte”. Dio cammina con il suo popolo, fatto di
santi e di criminali peccatori. Dio, l'eterno, decide di entrare nel tempo e
nella storia umana per camminare accanto al suo popolo; Egli, in Gesù, si fa
uno di noi. “E questo ci parla, ci dice dell’umiltà di Dio, il quale è tanto
grande e potente proprio nella sua umiltà. Egli ha voluto camminare con il suo
popolo. E quando il suo popolo si allontanava da lui con il peccato, con
l’idolatria, tante cose che vediamo nella Bibbia, Lui era lì […]. Dio sempre
aspetta, Dio è accanto a noi. Dio cammina con noi. È umile. Ci aspetta sempre.
Gesù sempre ci aspetta. Questa è l’umiltà di Dio”. Dobbiamo ancora imparare
molto dell'umiltà di Dio! “Noi che siamo orgogliosi, pieni di vanità e ci crediamo
grande cosa, siamo niente! Lui, il grande, è umile e si fa bambino”. Con la
creazione del mondo Dio si è, in un certo senso, compromesso con l'umanità e,
nonostante i nostri continui attentati per rovinare quello che Lui ha fatto,
Egli “si impegna a mantenerlo vivo”. L'opera più grande di Dio nei confronti
dell'umanità è quella di aver donato suo Figlio, e “in Gesù, Dio si è impegnato
in maniera completa per restituire speranza ai poveri, a quanti erano privi di
dignità, agli stranieri, agli ammalati, ai prigionieri, e ai peccatori che
accoglieva con bontà”. Il peccato è insito nella natura umana corrotta, ma Dio,
attraverso l'incarnazione di Gesù, si avvicina all'umanità per offrire
conforto, misericordia e perdono. “È questo l’impegno di Dio e per questo ha
mandato Gesù: per avvicinarsi a noi, a tutti noi e aprire la porta del suo
amore, del suo cuore, della sua misericordia”. È questo il modo concreto con il
quale Dio accarezza l'uomo peccatore. E chi è stato toccato dalla misericordia
del Padre è chiamato, attraverso l'impegno e la testimonianza, a portare la
carezza di Dio “a quelli che hanno bisogno, a quelli che hanno una sofferenza
nel cuore o sono tristi”. L'Incarnazione
del Verbo divino è “la carezza di Dio sulle nostre piaghe, sui nostri
sbagli, sui nostri peccati”. Se vogliamo incontrare il Figlio di Dio che si è
fatto uomo dobbiamo anzitutto «entrare nel mistero», attraverso lo stupore, la
contemplazione e il silenzio senza perdere il contatto con la realtà. In altre
parole, entrare nel mistero significa: “non chiudersi in sé stessi, non fuggire
davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi,
non negarli, non eliminare gli interrogativi […]. Entrare nel mistero significa
andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza
che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e
dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande
che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione”.
Per entrare nel mistero di Cristo bisogna essere umili; “l'umiltà di abbassarsi
- spiega Papa Francesco - di scendere dal piedestallo del nostro io tanto
orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo
quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei
peccatori bisognosi di perdono. Per entrare nel mistero ci vuole questo
abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie […]
adorazione. Senza adorare non si può entrare nel mistero”.