LO SCANDALO DELLA FALSA CARITA’
Francesco: «La carità che non arriva alla tasca risulta
una falsa carità»
Incontro in Vaticano con i Partecipanti all'incontro promosso da Caritas Internationalis, 27 maggio 2019 (foto da Vatican.va) |
di Antonino
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«Risulta
scandaloso vedere operatori di carità che la trasformano in business: parlano
tanto della carità ma vivono nel lusso o nella dissipazione oppure organizzano
Forum sulla carità sprecando inutilmente tanto denaro. Fa molto male constatare
che alcuni operatori di carità si trasformano in funzionari e burocrati», ha
detto Papa Francesco ai Partecipanti all’incontro promosso da “CaritasInternationalis”, il 27 maggio 2019, in Vaticano. Il Pontefice ha parlato di
carità, sviluppo integrale e comunione. Ha spiegato che la carità cristiana non
si identifica con la semplice elemosina e con la beneficenza occasionale; la
carità non è una «pillola calmante» per mettere a tacere la nostra coscienza. >Purtroppo
è sempre in agguato la tentazione di vivere una «carità ipocrita» - ha messo in
guardia il Papa – che invece di servire i poveri si serve dei poveri per fare
affari. La carità cristiana ha «la sua origine e la sua essenza in Dio», ha
detto Francesco, «è l’abbraccio di Dio nostro Padre ad ogni uomo, in
modo particolare agli ultimi e ai sofferenti, i quali occupano nel suo cuore un
posto preferenziale». Il Vescovo di Roma ci ricorda che «i poveri sono
anzitutto persone, e nei loro volti si cela quello di Cristo stesso». Non
bisogna dimenticare che i segni del corpo crocifisso del Signore sono ben
visibili nella carne degli ultimi e dei sofferenti. Per questo occorre
«raggiungerli anche nelle periferie più estreme e nei sotterranei della storia
con la delicatezza e la tenerezza della Madre Chiesa». Contro la
cultura dominante dell’indifferenza e dello scarto il Papa consiglia l’impegno
per la promozione e lo sviluppo integrale «di tutto l’uomo e di tutti gli
uomini»; la Chiesa, però, non può essere ridotta ad una «agenzia umanitaria» e
filantropica con servizi sociali efficienti e ben strutturati; senza l’incontro
vivo con Cristo la carità rischia di trasformarsi in idea e in pio sentimento; perché
«la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di
attenzione spirituale». Il Vescovo di Roma ribadisce che «l’opzione
preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione
religiosa privilegiata e prioritaria» e consiglia di viverla «con stile di povertà,
di gratuità e di umiltà». Non bisogna mai dimenticare che «i poveri non sono
numeri ma persone» e solo se si riesce a vivere a contatto diretto con loro, mettendoci
il cuore e l’anima, si riuscirà a condividere non solo quello che si ha, ma
soprattutto quello che si è. Alla fine, però, avverte il Papa, «la carità che
non arriva alla tasca risulta una falsa carità».