L’INGANNO DEI VENDITORI DI FUMO
Francesco: «Non bisogna fidarsi dei dispensatori di felicità, che vengono e promettono successo in tempi
brevi, grandi guadagni a portata di mano, soluzioni magiche ad ogni problema»
di
Antonino Legname
Sullo sfondo del Vangelo delle Beatitudini, Papa
Francesco ci ricorda che non dobbiamo «riporre la nostra fiducia nelle cose
materiali e passeggere», che non bisogna «cercare la felicità seguendo i
venditori di fumo – che tante volte sono venditori di morte – i
professionisti dell’illusione»; lo ha detto durante l’Angelus del 17 febbraio 2019, in Piazza San Pietro. È molto pericoloso
confidare unicamente nei beni materiali, specialmente quando diventano degli
assoluti, degli idoli a cui sacrificare tempo, energie, affetti e a volte anche
la dignità. Il Pontefice invita a confidare pienamente in Dio, e spiega cosa significa avere fede: «consiste
nel fidarci totalmente del Signore. Si tratta di abbattere gli idoli mondani
per aprire il cuore al Dio vivo e vero; Egli solo può dare alla nostra
esistenza quella pienezza tanto desiderata eppure difficile da raggiungere». Purtroppo,
anche ai nostri giorni non mancano i falsi «dispensatori di felicità». Chi
sono? Francesco ne traccia il profilo: sono coloro che «vengono e promettono
successo in tempi brevi, grandi guadagni a portata di mano, soluzioni magiche
ad ogni problema». Come è diventato facile oggi «sostituire Dio con un idolo» -
ha detto il Papa – rimarcando la falsità degli idoli che sono «incapaci di
darci speranza» e seminano solo illusione. Gesù stesso ci apre gli occhi sulla
realtà della felicità, indicandoci la strada delle beatitudini: «diventiamo
beati fin da ora nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, del suo
Regno, dalla parte di ciò che non è effimero ma dura per la vita eterna». Essere
povero in spirito significa riconoscersi bisognosi davanti a Dio: “Signore ho
bisogno di te”; significa essere - come Lui e con Lui, vicino ai poveri, agli
afflitti e agli affamati. Bisogna stare molto attenti a non trasformare i beni
di questo mondo in «idoli a cui svendere la nostra anima». Il Vescovo di Roma
esorta a «guarire dalla miopia cronica che lo spirito mondano ci contagia». Quello
che il Signore chiede anzitutto non è di diventare tutti poveri di beni materiali, ma di
diventare tutti ricchi di beni spirituali. La ricchezza in se stessa non è un
male, purché non diventi un idolo: «alla ricchezza, anche se abbonda, non
attaccate il cuore» (Salmo 61,11). Chi è ricco di Dio ha il cuore vuoto di orgoglio, di autosufficienza e di cupidigia.