NO
ALLA LOGICA DEL PAVONE
Francesco:
«Le bilance del Signore sono diverse dalle nostre»
di Antonino Legname
«Quando siamo
tentati dal desiderio di apparire e di contabilizzare i nostri gesti di
altruismo, quando siamo troppo interessati allo sguardo altrui e – permettetemi
la parola – quando facciamo “i pavoni”, pensiamo a questa donna». Papa Francesco
si riferisce alla vedova del Vangelo, lodata da Gesù, perché pur essendo povera
di beni materiali era ricca di fede e di fiducia nella Provvidenza. Durante l’Angelus di domenica 12 novembre 2018,
in Piazza San Pietro, il Papa ha richiamato all’attenzione
di tutti il gesto semplice ma generoso di una donna vedova e costretta a vivere
nella miseria.
Nel contenitore delle offerte ella mette solo due monetine, ma
era tutto quello che possedeva per vivere. I ricchi offrivano molto per
incrementare il tesoro del tempio, ma nello stesso tempo ostentavano la loro
posizione sociale e religiosa. Il Pontefice fa notare che questi, che si
facevano chiamare «maestri» e amavano essere riveriti e occupare i primi posti,
usano la religione «per farsi vedere» e anche «si servono di Dio per
accreditarsi come i difensori della sua legge».
Gesù non sopporta l’atteggiamento di coloro che si sentono superiori fino al punto che la loro «vanità li porta al disprezzo per coloro che contano poco o si trovano in una posizione economica svantaggiosa». Questo «meccanismo perverso» viene smascherato da Gesù: «denuncia l’oppressione dei deboli fatta strumentalmente sulla base di motivazioni religiose, dicendo chiaramente che Dio sta dalla parte degli ultimi». Mai bisogna dimenticare che agli occhi di Dio ciò che conta non è la quantità delle nostre azioni buone, ma la qualità. L’umiltà è la virtù che deve accompagnare tutto ciò che facciamo di buono per gli altri. Con un'immagine possiamo paragonare l’umiltà al filo che tiene legate tutte le perle, che sono le nostre opere buone, se il filo si spezza, tutte le perle si disperdono. Senza umiltà, tutto quello che facciamo con ostentazione non ha valore davanti al Signore, il quale ha detto: «avete già ricevuto la vostra ricompensa». È proprio nell’umiltà che la vedova del Vangelo «compie un atto carico di grande significato religioso e spirituale. Quel gesto pieno di sacrificio non sfugge allo sguardo di Gesù». Come è vero che i criteri di Dio non sono i nostri criteri. Papa Francesco dice che «le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti». E spiega: «Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore, guarda alla purezza delle intenzioni». E mentre gli uomini guardano solo l’apparenza, “Dio guarda il cuore”; per questo – esorta Francesco - «il nostro “dare” a Dio nella preghiera e agli altri nella carità dovrebbe sempre rifuggire dal ritualismo e dal formalismo, come pure dalla logica del calcolo, e deve essere espressione di gratuità».
Gesù non sopporta l’atteggiamento di coloro che si sentono superiori fino al punto che la loro «vanità li porta al disprezzo per coloro che contano poco o si trovano in una posizione economica svantaggiosa». Questo «meccanismo perverso» viene smascherato da Gesù: «denuncia l’oppressione dei deboli fatta strumentalmente sulla base di motivazioni religiose, dicendo chiaramente che Dio sta dalla parte degli ultimi». Mai bisogna dimenticare che agli occhi di Dio ciò che conta non è la quantità delle nostre azioni buone, ma la qualità. L’umiltà è la virtù che deve accompagnare tutto ciò che facciamo di buono per gli altri. Con un'immagine possiamo paragonare l’umiltà al filo che tiene legate tutte le perle, che sono le nostre opere buone, se il filo si spezza, tutte le perle si disperdono. Senza umiltà, tutto quello che facciamo con ostentazione non ha valore davanti al Signore, il quale ha detto: «avete già ricevuto la vostra ricompensa». È proprio nell’umiltà che la vedova del Vangelo «compie un atto carico di grande significato religioso e spirituale. Quel gesto pieno di sacrificio non sfugge allo sguardo di Gesù». Come è vero che i criteri di Dio non sono i nostri criteri. Papa Francesco dice che «le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti». E spiega: «Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore, guarda alla purezza delle intenzioni». E mentre gli uomini guardano solo l’apparenza, “Dio guarda il cuore”; per questo – esorta Francesco - «il nostro “dare” a Dio nella preghiera e agli altri nella carità dovrebbe sempre rifuggire dal ritualismo e dal formalismo, come pure dalla logica del calcolo, e deve essere espressione di gratuità».