LO SCANDALO DELLA DIVISIONE
Papa Francesco: «Gesù Cristo non può essere
diviso»
di Antonino Legname
«Nel cammino ecumenico occorre evidenziare tutto ciò che unisce i
cristiani e valorizzare l'ecumenismo nelle sue diverse espressioni: ecumenismo del sangue, che accomuna i
martiri cristiani del nostro tempo; ecumenismo
spirituale, che si fa dono reciproco e preghiera comune; ecumenismo della misericordia, che
spinge tutte le chiese cristiane a testimoniare l'amore di Dio con l'annuncio
del Vangelo e il servizio concreto verso gli ultimi; ecumenismo dell'amicizia, per vivere insieme come fratelli e amici
nel rispetto della “diversità riconciliata”. Solo a partire da questo
denominatore comune è possibile mettere in atto quel progetto di “inclusione” a
tutti i livelli, così tanto auspicato dal Vescovo di Roma. Fino a quando il mondo dovrà vedere e
sopportare lo scandalo della divisione dei cristiani? Il cammino verso
l'unità di tutti i cristiani non è facile e sembra ancora in salita; e nel
mondo di oggi continua ad essere uno scandalo la divisione delle Chiese e delle
Comunità cristiane. Francesco auspica che al più presto vengano abbattute le
barriere e gli ostacoli che impediscono di raggiungere la piena comunione tra
tutti i cristiani. La certezza che “Cristo non può essere diviso! - ha detto il
Papa - deve incoraggiarci e sostenerci a proseguire con umiltà e con fiducia
nel cammino verso il ristabilimento della piena unità visibile tra tutti i
credenti in Cristo”. Nel Discorso alle Comunità Evangeliche a Bangui [29
novembre 2015], il Vescovo di Roma ha ribadito che “la divisione dei cristiani
è uno scandalo, perché è anzitutto contraria alla volontà del Signore. Essa è
anche uno scandalo davanti a tanto odio e tanta violenza che lacerano
l’umanità, davanti a tante contraddizioni che si innalzano di fronte al Vangelo
di Cristo”. Bergoglio in tante occasioni ha parlato di «ecumenismo del sangue»
che accomuna tante comunità cristiane colpite dalle ingiustizie e dall'odio
cieco. Nella «Dichiarazione Comune» di Papa Francesco e di Karekin II della
Chiesa Apostolica Armena, viene focalizzata l'attenzione sull'immensa tragedia
di cui ogni giorno sono vittime “persone innocenti uccise, deportate o
costrette a un doloroso e incerto esilio da continui conflitti a base etnica,
politica e religiosa nel Medio Oriente e in altre parti del mondo” [26 giugno
2016]. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: “le minoranze etniche e
religiose sono diventate l’obiettivo di persecuzioni e di trattamenti crudeli,
al punto che tali sofferenze a motivo dell’appartenenza ad una confessione
religiosa sono divenute una realtà quotidiana”. Purtroppo, nel mondo d'oggi
assistiamo ad una spirale di violenza che chiama violenza e semina morte. “La
nostra risposta - ha detto Francesco - è il puro fermento del Vangelo, che,
senza prestarsi alle logiche della forza, fa sorgere frutti di vita anche dalla
terra arida e albe di speranza dopo le notti del terrore”. Non dobbiamo
dimenticare che i nomi dei martiri “sono scritti nell’unico e indiviso
martirologio della Chiesa di Dio” ed essi sono già «in Cristo una sola cosa».
Il loro sangue è “seme di unità fra i credenti, segno e strumento di un
avvenire in comunione e in pace”. Con il loro sangue i martiri, che
appartengono a tutte le Chiese, ci indicano la via verso la piena comunione, “e
la loro sofferenza costituisce un «ecumenismo del sangue» che trascende le
divisioni storiche tra cristiani, chiamando tutti noi a promuovere l’unità
visibile dei discepoli di Cristo”.