MORS CERTA, HORA INCERTA
Francesco: «Il pensiero della fine ci aiuta ad andare avanti»
S. Messa a Casa Santa Marta, 27 novembre 2018 |
di Antonino
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“Io finirò. Io non
rimarrò eternamente. Come vorrei finire?”». Pensare alla propria morte! Che
pensiero triste. Papa Francesco, nella Meditazione della Messa a “Casa Santa
Marta”, il 27 novembre 2018, ci aiuta a riflettere sulla fine naturale di tutti
gli esseri viventi: «forse qualcuno di voi dice: “padre, non sia così tetro che
queste cose non ci piacciono”». Ma per quanto si voglia sopprimere il pensiero
della morte, in un modo o nell’altro emergerà in tutta la sua serietà. E «la
Chiesa ci fa riflettere sulla fine» ha detto il Pontefice, perché è saggezza
avere la consapevolezza che tutto passa dalla scena di questo mondo e che «tutti
noi finiremo, avremo una fine — non siamo eterni — e anche il mondo finirà». Forse,
l’istinto naturale di conservazione ci fa scacciare il pensiero della morte; «a
noi non piace pensare alla fine» - ha rimarcato il Papa – e preferiamo andare
avanti e rimandare sempre: «poi vedremo e domani ci penseremo». Diceva il
filosofo Pascal: “gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, hanno risolto, per vivere felici di non
pensarci”; e per esorcizzare il pensiero della fine si preferisce occupare la
mente con mille distrazioni e divertimenti. Ma «ognuno di noi ha la propria
fine», «la propria ora», ha ribadito Francesco; così come un giorno ci sarà la
«fine cosmica» e la «distruzione del mondo». Il Vescovo di Roma ci ricorda che
quando verrà il tempo della mietitura, «ognuno di noi si incontrerà con il
Signore». Cosa direi al Signore se oggi
mi chiamasse a sé? Non si ammettono distrazioni; occorre sempre essere vigili
perché «non sappiamo né il giorno né l’ora». Forse, qualcuno potrà obiettare: “Ma
padre, non parli così che io sono giovane”. Francesco risponde con realismo: “Ma,
guarda quanti giovani se ne vanno, quanti giovani sono chiamati”. Una cosa è
certa: tutti moriremo e «nessuno ha la propria vita assicurata» per vivere
eternamente su questa terra. E allora, non si deve avere paura di questo evento
cosmico, che è la morte; anzi, «il pensiero della fine ci aiuta ad andare
avanti». In questo senso la morte è una grande pedagoga, perché ci fa vivere
meglio; pensiamo più spesso alla nostra fine e all’incontro con il Signore,
quando a Lui dovremo rendere conto di come abbiamo amministrato la vita che ci
è stata affidata. Il Pontefice ci assicura che quello non sarà solo un incontro
di giudizio per la resa dei conti, ma anche un incontro di «misericordia, di
gioia, di felicità». E conclude: «Pensare alla fine, alla fine della creazione,
alla fine della propria vita, è saggezza».