Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

giovedì 8 novembre 2018

LA TESTIMONIANZA FA CRESCERE LA CHIESA


LA MORMORAZIONE QUOTIDIANA
Francesco: «la logica del Vangelo è contraria alla logica del mondo»

Messa a Casa Santa Marta con i Vescovi della Conferenza Episcopale di Romania e di Moldova, 8 novembre 2018

 di Antonino Legname

«Quello che attrae e fa crescere la Chiesa è la testimonianza», ha detto Papa Francesco nella Meditazione della Messa a “Casa Santa Marta”, l’8 novembre 2018. Da sempre, nella Chiesa, la testimonianza è rischiosa e scomoda, non solo per i testimoni che a volte pagano con il martirio, ma è fastidiosa anche per i potenti. Infatti, «testimoniare è rompere un’abitudine, un modo di essere: rompere in meglio, cambiarla» quell’abitudine. La testimonianza è anche provocante, e a volte provoca la «mormorazione». Quando si vede qualcuno che fa bene, invece di lodarlo si preferisce mortificarlo con «il commento negativo per distruggere la testimonianza». Che brutta abitudine è la mormorazione; è un peccato che si commette con facilità nel quotidiano. 
E capita spesso che «invece di dialogare o cercare di risolvere una situazione conflittuale, di nascosto mormoriamo sempre a bassa voce, perché non c’è il coraggio di parlare chiaro». La zizzania della mormorazione cresce e si sviluppa, non solo nelle piccole società, o nelle piccole comunità, ma anche ad un livello più grande. Il Papa ha fatto l’esempio di quanto si mormora nelle parrocchie o nelle diocesi: «una testimonianza che a me non piace o una persona che non mi piace, subito si scatena la mormorazione» e si cerca di distruggere la buona fama del fratello o di sporcare gli avversari, come spesso avviene in politica. Pur di distruggere l’avversario si è disposti ad usare ogni mezzo, dalla diffamazione alla calunnia. Purtroppo, ha lamentato il Papa, «la mormorazione è il nostro pane quotidiano sia a livello personale, famigliare, parrocchiale, diocesano, sociale». Succede anche che la mormorazione si traduca in cattiva intenzione, come facevano i farisei e i dottori della legge nei confronti di Gesù: le loro domande era capziose e sempre “per metterlo alla prova”. Ma Gesù li smaschera con lo stesso metodo delle domande ed «entra nella loro casistica» per rivelare la loro ipocrisia e la loro cattiva intenzione. La preghiera conclusiva del Vescovo di Roma è: «che il Signore ci faccia capire questa logica del Vangelo contraria alla logica del mondo».

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