LA PREGHIERA DEVE ESSERE ANCHE
«INVADENTE»
Francesco: «La preghiera non è come una bacchetta magica: preghiamo, e… pum! Si fa la grazia»
di Antonino Legname
Una bella lezione sulla preghiera, ci ha regalato
Papa Francesco nella Meditazione della Messa a Casa Santa Marta, l’11 ottobre
2018: «Bisogna essere coraggiosi quando si chiede qualcosa al Signore – ha
detto il Pontefice - Dio è l'amico che ci può dare quello che ci occorre». Non
è così facile pregare e Gesù insegna ai suoi discepoli come bisogna pregare. Lo
fa raccontando di quell’uomo che, a mezzanotte, bussa a casa di un suo amico
per chiedergli qualcosa da mangiare. È spinto dal bisogno e ha fiducia
nell’amico perché sa che può dargli quello che chiede. Ma l'amico inizialmente
non è disposto e risponde che quello non è il momento opportuno, è già a letto
e non vuole essere disturbato; ma alla fine, dopo tanta insistenza è costretto
ad alzarsi per accontentare l’amico importuno. In un certo senso quell’uomo che
era nel bisogno non si fa scrupoli e insiste, si fa «invadente» e finalmente
ottiene quello che chiede. Questo è il modo giusto di pregare e Gesù stesso ci
insegna che bisogna chiedere senza stancarsi, perché «a chi chiede sarà dato» e
«a chi bussa verrà aperto». Ovviamente, mette in guardia il Papa, la preghiera
non può essere scambiata per una «bacchetta magica»; non c’è automatismo:
«appena noi chiediamo otteniamo». Non basta dire un paio di “Padre Nostro” e
tutto è sistemato. La preghiera –
spiega il Pontefice - è un lavoro: un lavoro che ci chiede volontà, ci chiede
costanza, ci chiede di essere determinati, senza vergogna. Perché? Perché io
sto bussando alla porta del mio amico. Dio è amico, e con un amico io posso
fare questo. Una preghiera costante, invadente». E uno degli esempi più belli
di preghiera fiduciosa e perseverante è quella di Santa Monica, la madre di S.
Agostino: «quanti anni ha pregato così, anche con le lacrime, per la
conversione del suo figlio. Il Signore alla fine ha aperto la porta». A Papa
Francesco è rimasto impresso l’esempio di un uomo di Buenos Aires, da lui
stesso ha conosciuto e anche ammirato per la preghiera fatta con fede e con
insistenza. Di che si tratta? Il Pontefice racconta che «un uomo, un
operaio, aveva una figlia in fin di vita, i medici non avevano dato alcuna
speranza e lui ha percorso 70 chilometri per andare fino al Santuario
della Madonna di Luján. É arrivato che era notte e il Santuario chiuso, ma lui
ha pregato fuori tutta la notte implorando la Madonna: “Io voglio mia figlia,
io voglio mia figlia. Tu puoi darmela”. E quando la mattina dopo è tornato
all’ospedale ha trovato la moglie che gli ha detto: “Sai, i medici l’hanno
portata per fare un altro esame, non si spiegano perché si è svegliata e ha
chiesto da mangiare, e non c’è nulla, sta bene, è fuori pericolo”». Quell’uomo,
conclude Francesco, sapeva come si prega. E se ancora fossero rimasti dubbi
sulla necessità di pregare senza stancarsi fino ad essere importuni ed
«invadenti», Francesco porta l’esempio dei bambini capricciosi che quando si
mettono in testa di ottenere qualcosa, incominciano a gridare e a piangere fino
ad esasperare i genitori, costretti alla fine a cedere. Qualcuno giustamente ha
detto che la preghiera è la forza dell’uomo e la debolezza di Dio. Nel senso
che alla fine Dio cede di fronte alla preghiera perseverante fatta con fede. É
Gesù stesso che ci assicura che saremo ascoltati ed esauditi: “Se voi che siete cattivi sapete dare cose
buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito
Santo a quelli che glielo chiedono”. Un vero amico è disposto a darti ciò che è
bene, ti aiuta a risolvere i problemi e se questo amico è Dio, «Lui ti dà anche
lo Spirito Santo». Non bisogna dimenticare, però, che la preghiera deve essere
fatta con il cuore e non biascicata e ripetuta «come un pappagallo» - ha
precisato il Papa – E alla fine, dopo aver «lottato con Dio» nella preghiera,
Lui ti darà «quello di cui hai bisogno se è giusto». In sintesi, come bisogna
pregare? Anzitutto con coraggio, con perseveranza, anche con «invadenza», senza
arrendersi mai; la vera preghiera richiede fede, forza e tanta determinazione.
In un certo senso devo essere già sicuro di ottenere. Non facciamo l’errore di
quella gente che, dopo un lungo periodo di siccità, andò in chiesa a pregare
per chiedere al Signore la pioggia. Il parroco si rivolse alla sua gente con
queste semplici parole: “cari fedeli siete venuti in chiesa così numerosi per
pregare Dio, affinché faccia piovere. Ma, ditemi, dove sono i vostri
ombrelli?”.