Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

giovedì 4 ottobre 2018

DAL SINODO: LA FORZA DELLA MUSICA PER EVANGELIZZARE I GIOVANI

            CANTILLANDO LA BUONA NOVELLA 



di Antonino Legname

Se «la musica è il linguaggio fondamentale per i giovani» - come recita il n. 36 dello «Strumento di Lavoro» del Sinodo sui giovani, perché un Pastore, sacerdote o vescovo, non dovrebbe imparare ad usare questo linguaggio universale della musica per poter parlare di Gesù ai giovani d’oggi? 
S.E. Mons. Antonio Staglianò
Lo ha ben capito il Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, promotore della «Pop Theology», cioè di quella «Teologia Popolare» veicolata dalla musica e dalle canzoni Pop. Il Vescovo in tante occasioni ha voluto incontrare migliaia di giovani, anche suonando la chitarra e cantando, o meglio, «cantillando» il motivo di alcune canzonette che si prestano a fare da sfondo a profonde riflessioni sui grandi temi della vita e della spiritualità cristiana. Per esempio, si può incominciare a parlare dell’amore, come senso della vita, «cantillando» il brano del cantante italiano Nek, «Siamo fatti per amare». E quando l’uomo non riesce ad amare veramente, lo spunto per spiegare il perché, ce lo può offrire la canzone intitolata «Gesù» di Renato Zero: «Gesù non ti somigliamo più». Ricordo che su «L’Osservatore Romano» online del 20 agosto 2016, a proposito di questa canzone, si commentava: «Si tratta di un pezzo dal titolo altamente suggestivo: «Gesù». È il Gesù di Renato Zero ma in tanti punti, forse in tutta la coinvolgente canzone, si ritrova il Gesù di una vera fede, profonda, viva e vivace. Questa canzone meriterebbe ben altra meditazione teologica, ma vale la pena, qui, ricordare alcuni stralci che ci rivelano che l’arte, oggi più che mai, desidera parlare in profondità, a partire dalle nostre radici di fede». 
E così, la musica e le canzoni possono diventare veicolo per parlare del Vangelo e dei grandi valori della vita. Molto bella la riflessione di Mons. Staglianò a partire dalle canzoni di Marco Mengoni: «Credo negli esseri umani» ed «Essenziale», o quella di Francesco Gabbani «Amen». Il Vescovo di Noto, quando parla ai giovani, si distacca da quel linguaggio convenzionale di un certo cattolicesimo da sagrestia, così distante dal gioco linguistico musicale dei giovani d’oggi, e si immerge con passione nella musica pop per annunciare «cantillando» la Buona Novella. Staglianò non è un Vescovo-cantante, ma un Pastore che vuole incarnare il Vangelo nella cultura dei giovani d’oggi, anche attraverso i testi di alcune famose canzonette italiane, come «Occidentali's Karma» di Gabbani. Da questo testo scaturiscono alcune domande esistenziali: «“sei un essere umano, o una “scimmia nuda che balla” tu? Conosci l’amore? O ti metti “in salvo dall'odore dei tuoi simili” e vai a lezioni di Nirvana?». Nel Sinodo si parlerà anche del linguaggio della musica, che la Chiesa è chiamata ad approfondire con la consapevolezza che per i giovani «costituisce la colonna sonora della loro vita, in cui sono costantemente immersi» (cfr. n. 36). Oltre agli effetti positivi della musica, - come per esempio, le emozioni, il coinvolgimento del corpo e della parte più intima dell’essere umano, i messaggi che veicolano stili di vita e valori – bisogna  mettere in conto anche i risvolti deleteri e distruttivi di certa musica alienante e anche le manipolazioni e gli influssi negativi che scaturiscono dagli immensi interessi economici della grande industria della musica. Al n. 37 dello «Strumento di Lavoro» del Sinodo si legge che «la musica e la sua condivisione attivano processi di socializzazione». Basta vedere o partecipare ai concerti, dove si radunano migliaia di giovani. La musica diventa l’occasione per incontrarsi, per fare amicizia, per stare insieme dentro spazi dove le diversità e le distanze si annullano. Ovviamente, non mancano i rischi dell’alienazione dentro il mondo virtuale di certa musica, che può diventare uno spazio di ascolto passivo «in cui l’effetto, a volte amplificato dall’uso di droghe, ha un ruolo spersonalizzante». 
La stessa musica può diventare una droga! Ma al di là dei rischi, la musica gioca un ruolo fondamentale nella vita dei giovani d’oggi, perché è strettamente «connessa con la dimensione dell’ascolto e dell’interiorità» (n. 162). Non bisogna sottovalutare l’aspetto identificativo dei giovani con un genere musicale o con un musicista o un cantante. 
Infine, occorre riflettere sul ruolo della musica e del canto nello sviluppo della spiritualità e del cammino di fede delle nostre comunità cristiane. Nella liturgia, specialmente nella Messa, occorre privilegiare quei linguaggi musicali che «favoriscono il raccoglimento e l’ascolto interiore», ma non si devono disprezzare quei linguaggi musicali più vivaci e più allegri, specialmente quando si ha una grande partecipazione di ragazzi e di giovani. 


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