IL SILENZIO ELOQUENTE
Francesco: «La verità è mite, la verità è silenziosa, la verità
non è rumorosa»
di Antonino Legname
«Con le persone
che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo,
che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche
nelle famiglie», c’è un solo rimedio: «silenzio e
preghiera» – ha consigliato Francesco nella
Meditazione della Messa a Santa Marta, il 3 settembre 2018. Ci sono momenti e situazioni della vita che richiedono la forza del
silenzio, paziente e fruttuoso. Con l’aiuto di Dio occorre imparare a
discernere quando bisogna parlare e quando invece è necessario tacere. Sant’Arsenio
diceva: «tante volte mi sono pentito di aver parlato, mai di aver taciuto». A
volte il silenzio è più eloquente di tante parole. E Gesù ci insegna questo modo
di agire quando nella vita quotidiana «ci sono dei malintesi, delle
discussioni». Non c’è dubbio – avverte il Papa – che il diavolo, «padre della
menzogna» e artefice della divisione, fa di tutto «per distruggere l’unità di
una famiglia, di un popolo». Anche il Signore ha dovuto lottare contro la
tentazione e con la forza della Parola di Dio, citando la Scrittura, vince il
diavolo. Anche nella Sinagoga, Gesù apre il rotolo e «legge il passo del
profeta Isaia dove si preannuncia il tempo del messia». Tutti i presenti erano
meravigliati di quelle «parole di grazia che uscivano dalla sua bocca». Ma ben
presto il Signore farà l’esperienza dell’incomprensione e del rifiuto, proprio
da parte della sua gente, fino al punto da dire: «nessun profeta è bene accetto
nella sua patria». Ad un certo momento, le stesse persone che lo aveva elogiato,
perché stupiti del suo insegnamento, cambiarono atteggiamento: «dallo stupore
allo sdegno». Francesco attribuisce al diavolo la semina della divisione e
della ribellione nei confronti di Gesù: «Si alzarono, lo cacciarono via,
entrarono in questo atteggiamento di branco: non erano persone, erano una muta
di cani selvaggi che lo cacciarono fuori dalla città. Non ragionavano». Il Papa
mette in evidenza il saggio atteggiamento di Gesù, il quale di fronte al comportamento
dei voltagabbana, preferisce tacere con grande dignità: «con il suo silenzio
vince quella muta selvaggia e se ne va. Perché non era arrivata ancora l’ora». Purtroppo,
anche il Venerdì Santo il popolo, manovrato e influenzato, cambia idea e grida contro
Gesù: «crucifige»; erano passati pochi giorni dalla Domenica delle Palme,
quando la gente festosa acclamava e osannava Gesù come Figlio di Davide. Di fronte al popolo
inferocito, «Gesù faceva silenzio». E in questo caso «il silenzio è d’oro»,
come recita un antico proverbio. Quando non si sa tacere al momento opportuno,
si rischia di usare le parole come pietre da scagliare sugli altri e si
distrugge l’unità e l’armonia dei rapporti umani. «Quante volte – dice Francesco
- nelle famiglie incominciano delle discussioni sulla politica, sullo sport,
sui soldi e quelle famiglie finiscono distrutte, in queste discussioni nelle
quali si vede che il diavolo è lì che vuol distruggere». In una società come la
nostra dove si parla e si sparla continuamente, è quanto mai urgente riscoprire
il valore del silenzio eloquente. Francesco consiglia di imparare a capire
quando è necessario parlare e quando invece è assolutamente opportuno e
salutare tacere: «Perché la verità è mite, la verità è silenziosa, la verità
non è rumorosa». Impariamo il silenzio dalla Vergine Maria, che "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore".