Francesco: «La nostra infanzia è un po’ come un inchiostro indelebile, anche se alcuni tentano di nascondere le ferite delle proprie origini»
di Antonino Legname
Papa Francesco,
commentando il quarto comandamento, durante la Catechesi del 19 settembre 2018 in Piazza S. Pietro,
ha esortato ad onorare i nostri genitori, anzitutto perché «ci hanno dato la
vita». Pertanto, consiglia il Pontefice: «Se tu ti sei allontanato dai tuoi
genitori, fa’ uno sforzo e torna, torna da loro; forse sono vecchi». A volte il
rapporto tra genitori e figli è conflittuale e problematico, ma se vogliamo
essere felici dobbiamo «onorare il padre e la madre», perché questo – come ci
assicura la Bibbia - «porta ad una lunga vita felice». È vero che la relazione
con i genitori, a partire dall’infanzia, segna la vita dei figli, e lascia una
profonda impronta. E se il rapporto è stato difficile i risvolti negativi si
manifestano nel corso di tutta la vita. Infatti, dice il Papa, si può capire
facilmente «se qualcuno è cresciuto in un ambiente sano ed equilibrato». Così
come si può altrettanto percepire «se una persona viene da esperienze di
abbandono o di violenza». E usando un’immagine, il Pontefice dice che «la
nostra infanzia è un po’ come un inchiostro indelebile, si esprime nei gusti,
nei modi di essere, anche se alcuni tentano di nascondere le ferite delle
proprie origini». Non esistono genitori perfetti, ma padri e madri che, per
vocazione, devono amare i figli a fondo perduto. È questo il mestiere dei
genitori: amare i figli senza pretendere di essere ricambiati. E i figli hanno
il dovere di «onorare», di sostenere, di rispettare il padre e la madre «a
prescindere dai loro meriti». Francesco mette in conto che «non tutti i
genitori sono buoni e non tutte le infanzie sono serene», ma questo non
impedisce che «tutti i figli possono essere felici»; e spiega: «perché il
raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta riconoscenza
verso chi ci ha messo al mondo».
Il Pontefice pensa a tutti coloro che hanno
sofferto durante la loro infanzia e giovinezza e «che vengono da storie di
dolore»; e assicura che «l’uomo, da qualunque storia provenga, riceve da questo
comandamento l’orientamento che conduce a Cristo» e, dunque, alla felicità.
Anche le ferite del passato possono avere un senso se sappiamo leggerle alla
luce della fede, ponendoci la domanda, non tanto sul «perché?», ma «per chi?»
ho sofferto: «per chi mi è successo questo. In vista di quale opera Dio mi ha
forgiato attraverso la mia storia?». Non è sempre facile trovare la risposta a
questo enigma esistenziale; ma in ogni caso – conclude il Vescovo di Roma –
bisogna «onorare i genitori» e mai insultarli: «Mai si insulta la mamma, mai
insultare il papà. Mai! Mai!».