IL MONDO A PORTATA DI
CLICK
Francesco: “L’ambiente
digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire,
avere una discussione proficua o un linciaggio morale”
di Antonino Legname
Nello
«Strumento di Lavoro» preparato per il Sinodo su «I giovani, la fede e
il discernimento vocazionale», che
si svolgerà in Vaticano dal 3 al 28 ottobre 2018, emerge tra l’altro con
evidente chiarezza «quanto sia pervasiva la presenza dei media digitali
e sociali nel mondo giovanile» (n. 34). È forte e determinante l’impatto dei social media sulla vita dei giovani
d’oggi. Non si può sottovalutare il grande potenziale che ha la tecnologia
digitale di rendere il mondo un «villaggio globale» a «portata di click». Se da
una parte gli ambienti digitali avvicinano e uniscono i giovani, che vivono in
contesti sociali, culturali e geografici distanti, dall’altra parte c’è il
rischio della cosiddetta «dark web»,
cioè quel «territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza»
che la tecnologia digitale può creare e favorire nel mondo giovanile con «forme
di isolamento, pigrizia, desolazione e noia» (ibid.). È troppo evidente che i
giovani d’oggi sono consumatori voraci di prodotti multimediali, e la nascita
dei social media ha intensificato il
potere delle aziende del settore della comunicazione digitale, che ha il potere
di influenzare le scelte e i comportamenti delle nuove generazioni (cfr. n.
35).
Ma quali sono gli effetti antropologici del mondo digitale? Al n. 57 dello
«Strumento di Lavoro» si offre questa risposta: «Da un punto di vista
antropologico, l’irruzione delle tecnologie digitali sta cominciando ad avere
impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di
sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di
informarsi». In altre parole, i giovani si accostano alla realtà quasi
esclusivamente attraverso le immagini; pertanto, ascoltano poco e leggono ancor
meno. «Un uso superficiale dei media digitali espone al rischio di isolamento,
anche estremo […] e di rifugio in una felicità illusoria e inconsistente che
genera forme di dipendenza» (n. 58). Se i giovani non vengono formati all’uso
corretto degli spazi digitali rischiano di alienarsi dalla realtà, e di
immergersi in un mondo parallelo e ingannevole che raffredda le relazioni umane
e che tante volte mortifica e ignora la dignità umana. Altri rischi legati
all’uso scorretto dei mezzi digitali includono: «perdita di identità collegata
a una rappresentazione errata della persona, costruzione virtuale della
personalità e perdita del radicamento sociale». In sintesi, si rischia di vivere
dentro una «cultura e una dittatura dell’apparenza». Cosa può fare la Chiesa
per aiutare i giovani ad abitare correttamente il mondo digitale? Anzitutto
deve dialogare di più con i giovani, imparando a conoscere meglio il loro
linguaggio, ed entrando con rispetto e prudenza nei loro spazi digitali, in
particolare Internet. Non c’è dubbio
che la Nuova Evangelizzazione debba attraversare con coraggio profetico il
terreno delle nuove tecnologie, se vuole incontrare i giovani d’oggi per
aiutarli a difendersi dai tanti pericoli che si trovano nel mondo digitale,
come per esempio: la pornografia, gli abusi in rete sui minori, il
cyberbullismo (cfr. 160).
Senza voler essere, né apocalittica né integrata nei
confronti degli strumenti di comunicazione sociale, la Chiesa dovrebbe
conoscere e valorizzare di più gli spazi digitali, in particolare, i social media, che come un liquido
amniotico nutrono e formano le nuove generazioni. È un modo concreto di
incontrare i giovani dentro il loro universo digitale, per poter evangelizzare
questa nuova cultura che plasma le nuove generazioni (cfr. 161). Pertanto, i nuovi
strumenti della comunicazione sociale, se utilizzati bene, possono essere una
finestra aperta sul mondo globalizzato. «Anche e-mail, sms, reti sociali, chat
possono essere forme di comunicazione pienamente umane» – ha scritto Papa
Francesco nel Messaggio per la 50.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali. La tecnologia in se stessa è neutrale, non determina il modo di
comunicare. L'uso corretto o scorretto dei mass media dipende dall'uomo, il
quale può utilizzare le reti sociali per favorire le relazioni e per promuovere
il bene della società, oppure può
abusare di tali strumenti per offendere, diffamare e creare divisione tra le
persone e i gruppi. Il Vescovo di Roma ha evidenziato che “l’ambiente digitale
è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una
discussione proficua o un linciaggio morale” (ibid.).