LA CHIESA TRA SANTITA' E PECCATO
Francesco: «Pensiamo al danno che arrecano al Popolo
di Dio i carrieristi, gli arrampicatori, che
usano la Chiesa come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali»
di Antonino Legname
(Parte II)
(Parte II)
Francesco, prima di diventare
Papa, in un’intervista, a commento delle tensioni e della fuga di documenti dal
Vaticano (Vatileaks), ebbe a dire:
«Mi chiedo se nel cuore di molti, che entrano in questa dinamica degli scandali,
ci sia l’amore per la Chiesa». Nella storia bimillenaria della Chiesa non sono
mancati i cosiddetti “giustizieri di Dio”, cioè coloro che hanno creduto e
credono di aver ricevuto direttamente dall’Alto la missione di salvare la
Chiesa; ma la stessa storia insegna che non tutti gli “araldi della verità”
furono sempre ispirati da sante intenzioni. Bisogna stare attenti a non
«giocare a fare i profeti senza esserlo» - ha detto Papa Francesco. La Chiesa è
come un pendolo sempre in movimento che oscilla continuamente tra la santità e
il peccato, tra martirio e corruzione. Francesco ha evidenziato che «la corruzione è
una tentazione che nasce dalla sete di potere, di benessere, di soldi e di
vanità». Chi ama veramente la Chiesa sa che essa non si riduce alle sue umane
debolezze, e sa leggere la storia della Chiesa nella sua complessità, fatta di
luci e di ombre, di obbrobriosi scandali e di fede forte ed intrepida. Nessuno
vuole nascondere o minimizzare la realtà della Chiesa peccatrice perché fatta
di uomini peccatori che a volte si trasformano in “corrotti”. «Le nefandezze
umane non sono mai mancate nella Chiesa cattolica – scriveva Ratzinger - Se continua a reggere, nonostante i mille
scricchiolii, se continua a esistere, se continua a produrre grandi figure di
martiri e di credenti, persone che mettono a disposizione la loro vita come
missionari, come infermieri, come educatrici, questo mostra davvero che c’è
qualcun altro che la tiene in piedi». Veramente non è opera umana la Chiesa per
sopportare e sopravvivere a tanti scandali passati e presenti e a tutte queste
lotte di potere al suo interno; lotte, invidie, tradimenti e ricatti che non
sono solo di oggi ma di sempre. Papa Francesco lo ha ricordato: «le lotte di
potere nella Chiesa ci sono sempre state fin dalle origini». Ci sono stati
periodi di oscurantismo, in cui la Chiesa è stata macchiata da incredibili ed
esecrabili misfatti. Ma la storia del peccato degli uomini di chiesa continua
ancora oggi, e sono gli scandali che fanno soffrire e deturpano l’immagine
della Chiesa e ne inquinano la stessa credibilità». «Nei momenti brutti della
vita – ha detto Papa Bergoglio – accade che forse nella disperazione uno cerchi
di difendersi come può e anche di usare Dio e di usare la gente». Il cardinale
Prosper Grech, il 12 marzo 2012, prima che iniziassero le elezioni del nuovo
Papa, dettò una meditazione ai Cardinali elettori, nella Cappella Sistina. Il
porporato tra l’altro disse: «Se recentemente abbiamo pianto su tanti
avvenimenti spiacevoli accaduti a clero e laici, persino nella casa pontificia ... con l’aiuto di Dio si supererà anche la crisi
presente». Papa Francesco, parlando ai Vescovi italiani, in occasione della
66.ma Assemblea Generale della CEI, ha elencato alcuni atteggiamenti,
comportamenti e sentimenti che un Vescovo dovrebbe assolutamente evitare nel
suo ministero pastorale: «le chiacchiere, le mezze verità che diventano bugie,
la litania delle lamentele che tradisce intime delusioni; la durezza di chi
giudica … il rodersi della gelosia, l’accecamento indotto dall’invidia,
l’ambizione che genera correnti, consorterie, settarismo … E poi il
ripiegamento che va a cercare nelle forme del passato le sicurezze perdute».
Contro la cultura del sospetto e della caccia alle streghe, Francesco
ammonisce: «mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e
persino tra persone consacrate, sia dia spazio a diverse forme di odio,
divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le
proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano una
implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi
comportamenti?».Una certa psicologia sostiene che se si ha avuto un rapporto
difficile con la figura paterna è quasi naturale attribuire alla parola o alla metafora
“padre” un significato con elementi connotativi negativi. La stessa cosa può
succedere a chi ha avuto un’esperienza negativa con la “madre” e in questo caso
con la “madre Chiesa”: risentimenti e critiche severe non le vengono
risparmiate. Papa Francesco ha detto: «Pensiamo al danno che arrecano al Popolo
di Dio gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che
usano il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero
servire – come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Ma
questi fanno un danno grande alla Chiesa». É ora di dire basta alla parola
“contro”: andiamo “incontro”. Abbasso la parola “vincere”: vogliamo
“convincere” proponendo le buone argomentazioni della testimonianza a favore di
Dio e della Chiesa. Perché continuare ad offrire al mondo di oggi un’immagine
così negativa e scandalosa di disarmonia e di conflittualità dentro la stessa
Chiesa cattolica e tra gli stessi preti, Vescovi, teologi o Cardinali? Occorre
offrire al mondo di oggi – così tanto frammentato nella sua globalizzazione –
la testimonianza della misericordia e dell’unità così tanto auspicata da Gesù:
“ut unum sint”. Animati dalla verità, ma sempre nella carità. Voglio continuare a
sognare di poter vedere un giorno l’unica Chiesa di Cristo non più lacerata
dalle divisioni ad intra e ad extra ecclesiale.
Nella sua ultima
Udienza Generale, Benedetto XVI disse: «Ho sempre saputo che in quella barca
c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è
nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce,
certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto.
Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare».
[dal libro di Antonino Legname, Francesco il traghettatore di Dio, Le
Nove Muse Editrice, Catania, Nuova edizione 2015, pp. 47ss.].