LA VOLONTA' DI POTENZA
Francesco: «Il vitello d’oro: il simbolo di tutti
i desideri che danno l’illusione della libertà e invece schiavizzano» (Catechesi del Mercoledì 8 agosto 2018)
di Antonino Legname
Alcuni affermano che il mondo sarebbe più pacifico senza le
religioni. Papa Francesco risponde che sono le idolatrie ad inquinare le religioni: “l’idolatria dei
soldi, delle inimicizie, dello spazio superiore al tempo, la cupidigia della
territorialità dello spazio. C’è una idolatria della conquista dello spazio,
del dominio, che attacca le religioni come un virus maligno”. Il Pontefice
definisce l’idolatria una religiosità sbagliata, una contraddizione, una «trascendenza
immanente». La vera religione, invece, è apertura alla trascendenza e aiuta gli
uomini a sviluppare la loro capacità di trascendersi verso l'assoluto di Dio. “Il
fenomeno religioso è trascendente e ha a che fare con la verità, la bellezza,
la bontà e l’unità. Se non c’è questa apertura, non c’è trascendenza, non c’è
vera religione, c’è idolatria”, c'è guerra, c'è violenza […]. Anche l'uomo
religioso può diventare un idolatra quando si prostra davanti agli idoli che «sono
argento e oro, opera di mano d'uomo» (Sal
115, 4).
Di fronte alla realtà effimera e ingannatrice di questi idoli
materiali, Papa Francesco commenta: “non si tratta solo di raffigurazioni fatte
di metallo o di altro materiale, ma anche di quelle costruite con la nostra
mente, quando ci fidiamo di realtà limitate che trasformiamo in assolute, o
quando riduciamo Dio ai nostri schemi e alle nostre idee di divinità; un dio
che ci assomiglia, comprensibile, prevedibile”. Da sempre gli uomini hanno
cercato di costruire qualcosa davanti a cui prostrarsi, e “invece della fede in Dio si
preferisce adorare l’idolo, il cui volto si può fissare, la cui origine è nota
perché fatto da noi. Davanti all’idolo non si rischia la possibilità di una
chiamata che faccia uscire dalle proprie sicurezze, perché gli idoli «hanno
bocca e non parlano » (Sal 115,5). Capiamo allora che l’idolo è un
pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell’adorazione dell’opera
delle proprie mani”. In una delle sue
omelie, il Papa ha detto che “tutti noi abbiamo bisogno di adorare, perché
abbiamo l’impronta di Dio dentro di noi e quando non adoriamo Dio adoriamo le
creature; e questo è il passaggio dalla fede all’idolatria”. Nella sua
accezione classica, l'alienazione ha a che vedere con l'idolatria. Anzi,
possiamo dire che il concetto di alienazione è la traduzione moderna dell'idea
tradizionale di idolatria. L'uomo alienato è un idolatra perché si inginocchia
di fronte al suo prodotto; e all'opera delle sue mani sacrifica tempo, energie,
affetti, ecc. L'idolatria dell'uomo moderno di per sé
non è l'adorazione di questo o di quell'idolo di legno o di pietra, ma è
l'asservimento dell'uomo all'opera delle sue mani e della sua intelligenza. In
questo senso anche la scienza può diventare un idolo e per alcuni scienziati lo
è diventata. Esiste anche l'idolatria delle
parole: presumere di poter dire qualcosa sulla natura essenziale di Dio è da
stolti e presuntuosi; nessuno può presumere di sapere abbastanza su Dio per
arrogarsi il diritto di criticare o condannare gli altri, o per sostenere che
la propria idea sia la sola giusta. L'intolleranza religiosa deriva da simili
pretese di voler contenere Dio dentro le categorie limitate del linguaggio
umano. Il rischio evidente di una tale presunzione è «l'idolatria verbale»,
cioè adorare un'immagine di Dio fatta di parole. Non sarebbe ora di smettere di disputare sull'esistenza di Dio e di
unirci per smascherare tutte quelle forme di idolatria del mondo contemporaneo?
Convinciamoci una buona volta che non è Dio a minacciare l'uomo d’oggi, ma è il
potere illimitato della tecnica e della scienza, è la deificazione della
macchina e del successo scientifico e tecnologico che sta minacciando la nostra
umanità. Papa Francesco ha esortato gli scienziati non solo a «sapere», ma
anche a «saper fare» con precisione, preparazione, creatività e responsabilità
nell'ambito di loro competenza. Il Pontefice ha richiamato il «principio di
responsabilità» che deve animare l'agire umano anche nel campo delle nuove
tecnologie, che “ancora più delle scienze, mettono nelle mani dell’uomo
un potere enorme e crescente. Il rischio grave - ha avvertito il Papa - è
quello che i cittadini, e talvolta anche coloro che li rappresentano e li
governano, non avvertano pienamente la serietà delle sfide che si presentano,
la complessità dei problemi da risolvere, e il pericolo di usare male della potenza che le scienze e le tecnologie
della vita mettono nelle nostre mani”[…]. In altre parole,
occorre con urgenza dare o ridare al progresso tecnologico e scientifico la dimensione umana e spirituale. L'uomo deve imparare a superare la dicotomia tra la fede
cieca nell'opera delle proprie mani e la fede in un Dio trascendente. La salute
mentale degli esseri umani dipende dal superamento di questa schizofrenia da
alienazione idolatrica.
L'uomo si prostra e si inginocchia di fronte al
prodotto delle sue stesse mani, attribuendogli qualità e forza a lui superiori.
Il rischio dell'idolatria anche tra i cristiani è forte: non vengono offerti
sacrifici agli idoli pagani, ma si adorano le cose prodotte e con ambizione ci
si inginocchia di fronte al successo e al potere. Nell'idolatria si realizza una “traslazione”, nel senso che
l'idolatra trasferisce le sue qualità umane e le sue capacità affettive
all'idolo nei confronti del quale si sottomette. Quando l'uomo perde l'orientamento fondamentale della sua
esistenza si disperde in mille rivoli di bisogni, più o meno reali, da
soddisfare. Questa è l'idolatria dei desideri che soggioga gli uomini, offrendo
loro pseudo sentieri verso la felicità che poi si trasformano in un labirinto
di delusioni: sono idoli che illudono e non mantengono quello che promettono.
Papa Francesco ci ricorda che “la fede in quanto legata alla conversione, è
l’opposto dell’idolatria; è separazione dagli idoli per tornare al Dio vivente,
mediante un incontro personale”. La fede ha la forza di sostenere e orientare
l’esistenza degli uomini; nel volgersi a Dio l'uomo trova la strada che “lo
libera dal movimento dispersivo cui lo sottomettono gli idoli”.
[Dal libro di Antonino Legname, La Teopsia di Francesco, Vol. II, Ed. Le Nove Muse, Catania 2017, pp. 467. 530. 536].