AUMENTANO LE NULLITA’
DEL MATRIMONIO PER PROBLEMI DI NATURA
PSICHICA
di Antonino Legname
L’arcivescovo di Palermo,
Corrado Lorefice è intervenuto, in qualità di Moderatore del Tribunale
Interdiocesano Siculo, al Corso di aggiornamento per gli Operatori del Diritto
canonico dei Tribunali Ecclesiastici della Sicilia, che si è svolto a Enna dal
14 al 16 giugno. Il Presule ha offerto agli Operatori del Tribunale Siculo alcune
riflessioni su diversi aspetti della potestà giudiziaria nella Chiesa, che «è anzitutto
servizio di carità», e - citando l’esortazione di San Bernardo di Chiaravalle a
Papa Eugenio III: “Il tuo cuore è come una fontana pubblica, dove tutti hanno
diritto di bere” – ha detto che tale deve essere il servizio verso tutti coloro
che si rivolgono al Foro ecclesiastico per avere giustizia. «Il Vostro è un
servizio pastorale di verità, di giustizia, di cristiana prudenza» – ha
rimarcato l’Arcivescovo – ricordando che oggi viviamo in una società post-secolarizzata nella quale è diminuita «la sensibilità
della coscienza morale; da qui si spiega l’atteggiamento superficiale e a volte
anche sfrontato nei confronti del matrimonio cristiano». Non c’è dubbio che «la gioia inesauribile del matrimonio, nell’ottica della fede, dipende molto
dalla libera cooperazione dei coniugi con la grazia di Dio, dalla loro risposta
al Suo disegno d’amore». Mons. Lorefice ha detto che è urgente «promuovere e
intensificare tutte quelle iniziative di pastorale familiare, per offrire ai fidanzati
e ai giovani sposi la necessaria formazione umana e spirituale per la pienezza santificante
dell’amore e per la stabilità della famiglia». La Chiesa oggi non deve avere paura
di proporre con chiarezza il matrimonio
nei suoi elementi essenziali, che sono: i figli, il bene dei coniugi,
l’unità, l’indissolubilità e la sacramentalità. «Questo non è un ideale per
pochi – ha rimarcato il Moderatore – ma è una realtà che può essere vissuta da
tutti i fedeli battezzati». Purtroppo, non possiamo negare che oggi «tanti matrimoni
naufragano, anche dopo pochi anni di vita coniugale, e a volte anche dopo pochi mesi. È un dato di fatto – ha
lamentato Lorefice - l’aumento dei casi di matrimoni celebrati con superficialità,
immaturità o incapacità ad assumere gli impegni del matrimonio per problemi di
natura psichica o psichiatrica». Questo particolare argomento è stato
affrontato e dibattuto nel Corso di aggiornamento. Si è, infatti, preso atto
che vanno aumentando i casi di nullità per problemi psichici che inficiano alla
radice il consenso matrimoniale e la capacità della persona ad assumere gli
obblighi della vita coniugale. Al Foro Ecclesiastico arrivano le richieste più
diversificate per la verifica della nullità del matrimonio, e i Ministri del
Tribunale – ha esortato il Moderatore – mai devono dimenticare che «dietro le
carte ci sono le persone che patiscono per il loro matrimonio naufragato». Per
questo motivo occorre molta sensibilità, comprensione e spirito pastorale verso
le persone che soffrono per il fallimento della loro vita coniugale. Per
stabilire questo stile – ha consigliato Lorefice - bisogna «evitare il
giuridicismo, cioè la legge per la legge. La legge e il
giudizio sono sempre a servizio della verità, della giustizia
e della virtù evangelica della carità» e hanno come fine supremo la «salvezza delle anime». Inoltre,
ci vuole tanta attenzione e prudenza per evitare di inquinare il servizio che si svolge in nome della Chiesa: «nella vostra azione
giudiziale mai deve esserci la minima ombra di ingiustizia o di parzialità» -
ha detto Lorefice ai Giudici – esortandoli ad evitare due rischi: «da una parte
il lassismo giuridico, che può illudere le parti, facendo sostenere spese
inutili e provocando danni anche a livello psicologico e spirituale; e
dall’altra, l’eccessivo rigorismo, che può portare ad una mancanza di fiducia nei
confronti dei ricorrenti, col pericolo di ostacolare il procedimento canonico e
di impedire la soluzione di situazioni dolorose». Inoltre, nello studio, nella
trattazione e nella definizione delle cause, si devono evitare due pericoli –
ha messo in guardia il Moderatore - la «fretta», a discapito del sereno e
approfondito esame della causa, e la «lentezza» eccessiva, che priva le parti
interessate di risposte tempestive e risolutive dei loro problemi. È vero che
papa Francesco auspica una giustizia più celere, ma la velocità dei processi –
ha precisato Lorefice - «non deve mai nuocere alla serenità dell’ordine
giuridico che deve guidare e portare il Giudice ad acquisire la certezza morale».
Ovviamente non bisogna cadere nel legalismo fino al punto da «chiudere la salvezza delle persone dentro le strettoie
del giuridicismo». E rivolgendosi agli Avvocati e ai Procuratori, Lorefice ha ricordato
che il loro «dovere morale e professionale è anzitutto la ricerca della verità,
senza scherzare con la verità e senza mistificarla con forzature». Inoltre, ha
voluto toccare un tasto delicato e in certi casi dolente, cioè la questione
della «gratuità» delle procedure nelle cause di nullità matrimoniale, così
tanto auspicata da papa Francesco, «salva la giusta e dignitosa retribuzione
degli operatori dei tribunali». Poi ha elogiato gli Avvocati che a turno vengono chiamati dal Vicario Giudiziale del
Tribunale Interdiocesano Siculo, Mons. Antonino Legname, a patrocinare
gratuitamente le cause delle persone meno abbienti, e nello stesso tempo ha
raccomandato loro la moderazione nella richiesta dell’onorario quando vengono
scelti dalle parti come Patroni di fiducia. Infatti, il compenso agli Avvocati
deve mantenersi dentro i limiti previsti dalle tabelle stabilite dalla
Conferenza Episcopale Italiana (vedi nel sito: tribunaleinterdiocesanosiculo).
«La richiesta esagerata e immotivata di compenso – ha detto Lorefice con tono
volutamente sostenuto - getta discredito sulla credibilità della Chiesa,
infanga il buon nome del Tribunale e alimenta nell’opinione pubblica la
“diceria” che, solo chi ha soldi e paga bene un avvocato, ottiene la nullità
del matrimonio». E ha concluso: «Non dovete mai perdere di vista che il Vostro
lavoro si colloca e si svolge dentro un contesto ecclesiale di servizio alle
persone che soffrono per la fine del loro matrimonio e per questo si possono
trovare in una situazione di fragilità psicologica».