LE OSCILLAZIONI DEL GUSTO
ESTETICO
Dorfles:
«È solo in una fraterna e universale
volontà di comunicazione e di comunione, che possiamo intravvedere per il
futuro il crearsi di un'età più comprensiva, più organica e più formativa per
l'umanità».
di Antonino Legname
Il 2 marzo 2018, all'età
di quasi 108 anni, è morto Gillo Dorfles. Nel 1993 ebbi il piacere di
incontrare e conoscere personalmente Dorfles nella sua casa a Milano; era il
periodo in cui preparavo la mia Tesi dottorale in Filosofia alla Pontificia Università
Gregoriana a Roma. Ricordo che durante il colloquio con Dorfles ebbi modo di
percepire la particolare sensibilità umana e la notevole apertura intellettuale
di questo grande maestro dell'estetica contemporanea. Uno dei grandi meriti di
Dorfles è stato quello di essersi addentrato coraggiosamente dentro un campo,
quello estetico, minato da innumerevoli equivoci e delimitato da una cortina di
incomprensioni. La vera incomprensione è soprattutto quella che si riferisce
alla diffusa diffidenza del pubblico nei confronti di molti fenomeni e
manifestazioni dell'arte moderna (oggetti industriali, pubblicità, moda,
strumenti della comunicazione di massa, ecc.) che hanno scardinato i
tradizionali parametri valutativi dell'arte. Non è più possibile continuare a
credere che “arte” sia soltanto quella esposta con cura nei musei o che si
esprime nelle sale da concerto. E usando il linguaggio di Dorfles, si può dire
che nel quadro estetico contemporaneo si delineano due fasi: una cosiddetta
“catabolica” (cioè, di stanchezza e di rapido consumo di certe forme
artistiche) sempre più in declino, e un'altra fase “anabolica” (che include le
espressioni artistiche non ancora usurate e pertanto in ascesa perché hanno
saputo trasgredire i canoni di certa arte cosiddetta “avanguardista”).
Il 1° aprile 1993 Gillo
Dorfles mi scrisse la seguente lettera autografa:
«Caro don Legname,
ho ricevuto
con molto piacere il suo “poderoso” volume e trovo che lei ha saputo sviscerare
la mia opera in modo davvero esemplare e oltretutto originale - non solo perché
ha interpretato con grande accortezza il mio pensiero, ma perché gli ha dato
una “sistematicità” che forse non presentava. In altre parole: se io avessi il
coraggio e la pazienza di riscrivere alcuni dei miei libri in base alle sue
osservazioni, credo che risulterebbero più chiari e organici! Grazie, dunque,
per avermi fatto avere la sua tesi e mi darebbe piacere se fosse possibile
vederla - almeno in parte - pubblicata».
Gillo Dorfles
La mia tesi dottorale in
filosofia fu pubblicata integralmente per la Pontificia Università Gregoriana nel 1994, con
il titolo: «La filosofia dell'arte di
Gillo Dorfles», e nello stesso anno l'Edizione Agape di Catania la pubblicò
con il titolo: «La triade semantica. La
vita dell'arte e l'arte della vita nella filosofia di Gillo Dorfles». La
Premessa al libro fu redatta da Gillo Dorfles e ne conservo con cura il manoscritto.