NO AI FONDAMENTALISMI
Francesco, con un
pizzico di amara ironia, ha detto: «Noi cattolici abbiamo "l'onore" di avere fondamentalisti tra i battezzati»
di Antonino Legname
La Rivista dei
Gesuiti, «La Civiltà Cattolica», nel
n. 4020, pp. 519-528, ha pubblicato la conversazione privata che il 29 novembre
2017 Papa Francesco ha avuto con i Gesuiti del Myanmar e del Bangladesh.
Anzitutto il Pontefice ha richiamato l'importanza delle radici nella vita
dell'uomo, perché, specialmente i giovani «se non hanno radici, vanno dove tira
il vento» e non hanno futuro. Francesco ha parlato della missionarietà, che «non
passa dal proselitismo», e che, invece, deve essere capace di inculturare il
Vangelo; e ha spiegato che non bisogna considerare l'inculturazione come una
moda, ma come «l'essenza stessa del Verbo venuto nella carne, che ha assunto la
nostra cultura, la nostra lingua, la nostra carne, la nostra vita, ed è morto».
In sintesi: «L'inculturazione è farmi
carico della cultura del popolo al quale sono inviato». Anche in questa occasione Francesco ha
esortato i pastori della Chiesa a guardare sempre avanti facendo tesoro dell'ispirazione
del passato e sapendo affrontare le sfide del nostro tempo collocandosi «nei
crocevia della storia». Il Papa chiede di valorizzare ancora di più l'apporto
del Popolo di Dio, che «ci insegna virtù eroiche». Francesco insiste: «Noi
pastori dobbiamo imparare dal popolo». Il pastore deve conoscere l'odore delle
pecore e le pecore devono percepire che noi «emaniamo l'odore di Dio». Il Papa
ha richiamato anche il rischio delle ricchezze e della vanità nella vita dei
pastori. Un tema che sta molto a cuore a Francesco è quello dei migranti e dei
rifugiati, costretti spesso a vivere nei centri di accoglienza che sembrano
«veri campi di concentramento, carceri». E con dolore e preoccupazione il
Pontefice ha denunciato la politica di chiusura delle frontiere, adottata da
alcuni Paesi europei: «la cosa più dolorosa - ha evidenziato Francesco - è che
per prendere questa decisione hanno dovuto chiudere il cuore».
Il Vescovo di
Roma ha esortato a rendere pubbliche quelle tragedie umane che si preferisce,
invece, «silenziare» per non farle arrivare nei «salotti delle nostre grandi
città». E con evidente commozione il Papa ha raccontato
che, durante la sua visita a Lesbo, ha incontrato un uomo, di circa trent'anni
e con tre figli, che gli ha confidato: «Sono musulmano. Mia moglie era
cristiana. Ci amavamo molto. Un giorno sono entrati i terroristi. Hanno visto
la sua croce. Le hanno detto di togliersela. Lei ha detto di no ed è stata
sgozzata davanti a me. Continuo ad amare mia moglie e i miei figli». Francesco
ha poi parlato del «discernimento spirituale», criterio così importante nella
formazione e nella scelta dei futuri pastori della Chiesa. Un pastore che non è
capace di discernere, cioè di «riconoscere che cosa viene da Dio e che cosa
viene dal cattivo spirito» non sarà un buon pastore. E Francesco ha portato
l'esempio di san Pedro Claver, il quale era capace di fare discernimento e aveva
capito che Dio lo voleva in mezzo agli schiavi neri, sui quali «alcuni stimati
teologi discutevano se avessero o non avessero l'anima». E sul fatto che Dio a
qualunque costo vuole la salvezza dei suoi figli, anche di quelli che sembrano
irrecuperabili, Papa Francesco non esita a dire che «Dio è furbo» e sa come
vincere l'opera del diavolo che vuole trascinare le anime dalla sua parte. Il
Pontefice ha detto che, di fronte alle grandi questioni esistenziali, di fronte
alla sofferenza degli innocenti, è meglio non dare risposte intellettuali, perché
non servono: «Io non sono un anti-intellettuale - tiene a precisare Francesco -
Bisogna studiare molto, ma la risposa intellettuale … di fronte a una madre che
ha perduto il figlio, a un uomo che ha perduto la moglie, a un bambino, a un
malato … in questo caso non serve». E allora cosa bisogna fare? Il Papa
consiglia: «soltanto lo sguardo, il sorriso, stringere la mano, il braccio,
fare una carezza … e forse a quel punto il Signore ti ispirerà una parola».
Quanta saggezza in queste parole del Vescovo di Roma, che ci spingono ad
avvicinarci a chi soffre e a stare vicino a chi si pone tante questioni
esistenziali. Il Vescovo di Roma risponde ad una domanda sul fondamentalismo
religioso: «di fondamentalismi ce ne sono dappertutto. E noi cattolici - ha
detto Francesco con un pizzico di amara ironia - abbiamo "l'onore" di avere fondamentalisti tra i battezzati», e
spiega: «gli atteggiamenti fondamentalisti prendono diverse forme, ma hanno il
fondo comune di sottolineare molto l'essenziale, negando l'esistenziale».