APATEISMO
RELIGIOSO
Un giorno due giovani fidanzati si
presentarono nel mio ufficio parrocchiale perché al più presto volevano convolare
a nozze e celebrare il loro matrimonio in chiesa, per desiderio della fidanzata
e per fare contenti i loro genitori. Entrambi erano battezzati, ma solo la
ragazza era credente e anche praticante, mentre il fidanzato volle mettere subito
le cose in chiaro, e mi disse con tono deciso: «Io sono un apateista!». «Cosa
sei?» - gli domandai con aria apparentemente smarrita. E lui: «Sono un
apateista, cioè uno che è indifferente alle questioni religiose». E mi spiegò:
«io non mi pongo neppure il problema dell'esistenza di Dio, dell'anima e di
quello che ci sarà dopo la morte. Queste sono questioni irrilevanti per la mia
vita pratica». A quel punto mi vennero in mente le parole del filosofo
francese, Denis Diderot, in risposta a Voltaire, che lo accusava di ateismo: «Ciò
che conta è non confondere la cicuta con il prezzemolo, ma credere o non
credere in Dio non è affatto importante» […]. Gli uomini della nostra società
secolarizzata vivono una sorta di ateismo pratico. Se si domandasse, attraverso
un sondaggio: «cosa pensi di Dio?», forse tanti risponderebbero di credere in
qualcosa, in una «mano divina» che ha dato inizio a tutto l'universo, ma alla
fine il problema su Dio non è così importante e coinvolgente per la vita
pratica […]. Papa Francesco ammette: “non possiamo negare che il mondo
di oggi è in crisi di fede" […]. Dio, purtroppo,
continua a restare ai margini degli interessi umani! E tanti uomini oggi vivono
praticamente nell'apateismo religioso.
Il cardinale Ravasi ha detto che
viviamo “in un tempo in cui domina l’apateismo, cioè
l’indifferenza anche religiosa, la superficialità, la banalità e perfino la
volgarità”. Il motto dell'apateista è : I don't know and I don't care:
«Io non so e non mi interessa».
[…]. Per gli “apateisti” non ha senso continuare a
parlare di esistenze immateriali, perché significa parlare del nulla. Dire che
Dio, l'anima umana, gli angeli, sono entità spirituali, significa dire che sono
nulla. Provare a pensare che queste «forme del pensiero» siano qualcosa di più
del nulla si rischia di precipitare nell'abisso senza fondo dei sogni e dei
fantasmi. «Sono troppo impegnato e affaccendato nelle cose che esistono -
diceva Thomas Jefferson - per tormentarmi o preoccuparmi di quelle che
potrebbero esistere, ma di cui non ho prova alcuna». L'apateismo è la forma peggiore di apatia proprio perché in questo
caso la «mancanza di sentimenti» si rivolge a Dio, ritenuto irrilevante per la
vita dell'uomo […]. Di fronte a questa posizione di radicale indifferenza e di “mancanza
di sentimento” nei confronti di Dio, di primo acchito sembra veramente difficile,
ma non impossibile, ogni tipo di dialogo e di argomentazione su questioni
religiose o di fede. Purtroppo, esiste anche un «apateismo cristiano», quando
si diventa insensibili nei confronti del prossimo. Papa Francesco definisce
questi cristiani «mummie spirituali» perché sono fermi e si ostinano a non
camminare sulla strada delle Beatitudini e delle Opere di misericordia: “Un
cristiano che non cammina, che non fa strada, è un cristiano «non cristiano»,
per così dire: è un cristiano un po’ paganizzato, sta lì, sta fermo immobile,
non va avanti nella vita cristiana, non fa fiorire le beatitudini nella sua
vita, non fa le opere di misericordia, è fermo […]; è come fosse una «mummia
spirituale», fermi lì: non fanno del male, ma non fanno del bene”. Mi vengono in mente le parole dell'Apocalisse (3,15-16): «Conosco
le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma
poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla
mia bocca». Sono parole dure nei confronti di tutti “quei
cristiani che non sono né freddi, né caldi: sono tiepidi. Sono acque
tranquille, sempre. Al Signore che li rimprovera, costoro chiedono: «Ma perché
mi rimproveri, Signore? Io non sono cattivo». «Magari fossi cattivo! - ha
commentato il Papa - Questo è peggio. Sei morto»”. Il Pontefice ha fatto notare
che questa può essere la situazione che si ritrova quando “il tepore entra
nella Chiesa, in una comunità, in una famiglia cristiana e si sente dire: «No,
no, tutto tranquillo, qui tutto bene, siamo credenti, facciamo le cose bene;
quando cioè tutto è «inamidato» e «senza consistenza» e «alla prima pioggia si
scioglie»”. L'apateismo è una malattia che può contagiare anche coloro che a parole
dicono di credere in Dio, ma nei fatti sono tiepidi e “perdono la capacità di
contemplazione, la capacità di vedere le grandi e belle cose di Dio”; sono
talmente tiepidi e distratti da non accorgersi del passaggio di Dio nella loro
vita […]. Nel Messaggio
per la Giornata della Pace, il 1° gennaio 2016, Papa Francesco ha scritto: “La
prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, dalla quale
scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. È questo
uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico,
combinati con un pensiero relativistico e nichilistico”. (dal libro di Antonino Legname, La Teopsia di Francesco, vol I, pp.
299-304).