LA
FEDE NON E' DOTTRINA ASTRATTA
Papa
Francesco: «Senza l'incontro con il
Popolo di Dio, la
teologia può diventare ideologia»
teologia può diventare ideologia»
di Antonino
Legname
(dal
libro La Teopsia di Francesco, vol I, pp. 118-121)
“Gesù
sempre è stato un uomo di strada”. I Vangeli, anche se con sfumature diverse,
ci presentano lo stile di Gesù di Nazaret: «sempre in cammino», in mezzo alla
gente; “la maggior parte del tempo lo passava per la strada. Questo vuol dire
vicinanza alla gente, vicinanza ai problemi. Non si nascondeva”. E quando non
era in strada, Gesù si raccoglieva in preghiera. Nell'intervista alla testata
spagnola «El País», Papa Francesco ha detto che vuole continuare ad essere
«callejero», nel senso che quando può gli piace, durante le udienze o i viaggi,
uscire per la strada a salutare la gente: “Non posso fare tutto quello che
voglio, ma lo spirito «callejero» c'è”. In un Tweet lanciato il 1° ottobre 2016, Francesco ha scritto: “Dio non si conosce con pensieri alti
e tanto studio, ma con la piccolezza di un cuore umile e fiducioso”.
Il Vescovo di Roma non vuole creare una nuova teologia, ma sta cercando di fare
teologia in modo nuovo per approdare alla Teopsia,
cioè alla «visione di Dio», attraverso la contemplazione del Volto incarnato e
misericordioso di Gesù di Nazaret, che si rende visibile nel volto dei fratelli
più «piccoli». Quella di Papa Francesco è una teologia «nuova» nei modi, nei
mezzi e nel linguaggio: la sua non è una teologia astratta, elaborata nei
laboratori di scienze religiose, ma concreta, in un certo senso una «teologia
callejera», fatta nella strada e per la strada, cioè per la gente; una teologia
che non usa solamente lo strumento della ragione, ma soprattutto mette in atto
le virtù umane e tra queste, quelle della tenerezza e dell'umiltà; una teologia
che non ha come fine di dimostrare apologeticamente l'esistenza di Dio, ma di
mostrare il volto amorevole di Dio attraverso gli occhi misericordiosi di Gesù
di Nazaret. Si tratta di una «teologia mistica incarnata nella storia» e che si
fa storia “partendo dalla periferia, partendo da coloro che sono più lontani”. Ai
teologi il Papa ha detto che è importante domandarsi: “a chi stiamo pensando
quando facciamo teologia? Quali persone abbiamo davanti? Senza questo incontro
con la famiglia, con il Popolo di Dio, la teologia corre il grande rischio di
diventare ideologia”. Egli ricorda che “Gesù non è venuto ad insegnare una
filosofia, un’ideologia … ma una «via», una strada da percorrere con Lui”. Non
si può annunciare Gesù Cristo senza mettersi in movimento, come faceva Paolo,
l'Apostolo delle genti, il quale non resta “seduto davanti alla sua scrivania:
no. Lui sempre, sempre è in moto. Sempre portando avanti l’annuncio di Gesù
Cristo”. In diverse occasioni, Francesco ha detto che il compito dei Pastori
della Chiesa è di uscire dal tempio per andare tra la gente. Se non si sta in
mezzo alle gente e non si ascolta la vita della gente come si fa ad annunciare
il Vangelo? Francesco evidenzia un pericolo: “quanto più ti allontani dalla
gente e dai problemi della gente, tanto più ti rifugi in una teologia
inquadrata del «si deve e non si deve», che non comunica nulla, che è vuota,
astratta […]. A volte con le nostre parole rispondiamo a domande che nessuno si
pone”. Commemorando a Bozzolo la bella figura di pastore di don Primo Mazzolari,
Papa Francesco ribadisce che il pastore deve essere capace di mettersi davanti
al popolo per indicare la strada, altre volte starà semplicemente in mezzo come
segno di vicinanza, e in alcune circostanze camminerà dietro al popolo per
incoraggiare chi è rimasto indietro. E don Primo scriveva: «Dove vedo che il
popolo slitta verso discese pericolose, mi metto dietro; dove occorre salire,
m’attacco davanti. Molti non capiscono che è la stessa carità che mi muove
nell’uno e nell’altro caso e che nessuno la può far meglio di un prete»”. Il
Papa esorta a non fare della fede una “teoria astratta dove i dubbi si
moltiplicano. Facciamo piuttosto della fede la nostra vita. Cerchiamo di
praticarla nel servizio ai fratelli, specialmente dei più bisognosi”. Non
dobbiamo dimenticare, infatti, che “la nostra fede non è una dottrina astratta
o una filosofia, ma è la relazione vitale e piena con una persona: Gesù Cristo”.
Questa intima adesione a Cristo è stata l'esperienza dei santi Fondatori di
Ordini e di Congregazioni religiose. In occasione del Giubileo della Vita
Consacrata il Papa ha evidenziato che, purtroppo, è forte il rischio, anche
nelle Comunità religiose, di “cristallizzare i carismi in una dottrina
astratta: i carismi dei fondatori - ha detto - non sono da sigillare in
bottiglia, non sono pezzi da museo”. Il Vescovo di Roma sottolinea il legame
intimo tra Cristo e la Chiesa: “Nessuna manifestazione di Cristo, neanche la
più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue della Chiesa,
dalla concretezza storica del Corpo di Cristo. Senza la Chiesa, Gesù Cristo
finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un sentimento. Senza la Chiesa,
il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione,
delle nostre interpretazioni, dei nostri umori”. Papa Francesco ha detto che
“la Chiesa è il Vangelo, è l'opera di Gesù Cristo. Non è un cammino di idee,
uno strumento per affermarle. E nella Chiesa le cose entrano nel tempo, quando
il tempo è maturo, quando si soffre”. La Chiesa, popolo di Dio, ha nel mondo la
missione di “comunicare agli uomini il disegno misericordioso di Dio”. Non
possiamo dimenticare che il Popolo di Dio, costituito da tutti i battezzati, «dai Vescovi fino agli ultimi Fedeli laici», è
«infallibile nel credere» e, possiede un “proprio «fiuto» per discernere le
nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa”. Dobbiamo convincerci che “il
sensus fidei del santo popolo fedele di Dio, mai, nella sua unità, mai
sbaglia”. Questo sensus fidei del
popolo credente è un vero e proprio «luogo teologico». Papa Francesco spiega
con convinzione che la parola «popolo» non è una categoria logica, ma è una
categoria mistica, ma non nel senso di
«angelicata», come se tutto quello che fa il popolo fosse buono; e allora per
evitare equivoci, Francesco preferisce identificare la parola «popolo» con la
categoria «mitica» e storica. “Il popolo si fa in un processo, con
l’impegno in vista di un obiettivo o un progetto comune. La storia è costruita
da questo processo di generazioni che si succedono dentro un popolo. Ci vuole
un mito per capire il popolo”. E allora, occorre ascoltare di più la
saggezza del Popolo di Dio, imparando a valorizzare la pietà popolare della
nostra gente che possiede la capacità di comprendere il Vangelo; questo è il sensus fidei fidelium, cioè il carisma
di ogni cristiano di accedere e di arricchire il deposito della fede. Ai
Vescovi italiani, il Papa ha ricordato che “il pastore è convertito e
confermato dalla fede semplice del popolo santo di Dio, con il quale opera e
nel cui cuore vive. Questa appartenenza è il sale della vita del presbitero; fa
sì che il suo tratto distintivo sia la comunione, vissuta con i laici in
rapporti che sanno valorizzare la partecipazione di ciascuno”. Pertanto, tutti
gli organismi di comunione e di partecipazione nella Chiesa devono rimanere
connessi col «basso», cioè devono partire dalla gente, dai problemi di ogni
giorno. Francesco ha esortato i
Vescovi del Messico a “curare specialmente la formazione e la preparazione dei
laici, superando ogni forma di clericalismo e coinvolgendoli attivamente nella
missione della Chiesa”. Non si tratta di una benevola «delega» che la gerarchia
concede ai laici ma di una naturale partecipazione di tutto il Popolo di Dio
alla missione salvifica della Chiesa. Non dobbiamo dimenticare che è il popolo
ad evangelizzare il popolo, nel senso che tutto il Popolo di Dio, Pastori e
Fedeli Laici, è abilitato ad annunciare il Vangelo della gioia, per realizzare
così la vocazione missionaria della Chiesa. E anche sul ruolo delle donne nella
Chiesa, Francesco ha detto con parole chiare: “per favore, non possono essere
ridotte a serve del nostro recalcitrante clericalismo; esse sono, invece,
protagoniste nella Chiesa”.
(Antonino Legname, La Teopsia di Francesco. Tra scienza e fede il nuovo umanesimo cristiano, integrale, popolare, solidale, inclusivo e gioioso, 2 volumi, Le Nove Muse Editrice, Catania 2017)