Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

sabato 27 gennaio 2018

COSA CAMBIA NEL «PADRE NOSTRO»



Papa Francesco: «Quello che ti induce in tentazione è Satana»

 di Antonino Legname

Già Benedetto XVI, nel suo libro Gesù di Nazaret, aveva scritto: «Dio non ci induce in tentazione […]. La tentazione viene dal diavolo» [pp. 192-193]. Papa Francesco ribadisce: «Quello che ti induce in tentazione è Satana». La sesta invocazione del Padre Nostro: «Non ci indurre in tentazione» non è una buona traduzione in italiano - ha detto Francesco. Centinaia di milioni di cattolici di lingua spagnola sparsi nel mondo, non da oggi, quando pregano il “Padre Nostro“, dicono: no nos dejes caer en tentación, che tradotto in italiano significa: «non lasciarci cadere in tentazione». In altre parole chiediamo aiuto a Dio per non soccombere di fronte alla tentazione. Si invoca il Padre affinché non ci abbandoni nella prova della tentazione. Questa interpretazione, del resto, viene data anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica al paragrafo 2846: «Non lasciarci soccombere alla tentazione». E riprendendo un passo della Lettera di san Giacomo (1,13), aggiunge: «Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male». Nei mesi scorsi, all'inizio dell'Avvento, anche la Chiesa Cattolica di Francia ha cambiato la frase del Padre Nostro: «Non ci indurre in tentazione» è stato tradotto con «Et ne nous laisse pas entrer en tentation», che in italiano si traduce: «Non lasciarci entrare nella tentazione». Nella preghiera, spiega Papa Francesco, Dio che ci induce in tentazione «non è una buona traduzione» e spiega: «sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto. Un padre – sottolinea Bergoglio – non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito». «Quello che ti induce in tentazione – chiarisce il Papa – è Satana, quello è l’ufficio di Satana». In realtà, non dobbiamo dimenticare che già la Conferenza Episcopale Italiana, nella nuova traduzione della Bibbia, ufficializzata nel 2008, aveva modificato questo passaggio del Padre Nostro con la traduzione: «Non abbandonarci alla tentazione», una formula ritenuta più confacente con «l’azione globale di Dio nei confronti dell’uomo». Dunque, non è Dio a tentare, ma Satana attraverso la «mano libera» che il creatore gli concede. Benedetto XVI, nel suo libro "Gesù di Nazaret", ha dato questa interpretazione esegetica della frase in questione: «Con essa diciamo a Dio: So che ho bisogno di prove affinché la mia natura si purifichi. Se tu decidi di sottopormi a queste prove, se – come nel caso di Giobbe – dai un po’ di mano libera al Maligno, allora pensa, per favore, alla misura limitata delle mie forze. Non credermi troppo capace. Non tracciare ampi i confini entro i quali posso essere tentato, e siimi vicino con la tua mano protettrice quando la prova diventa troppo ardua per me» [p. 195]. Comunque, si aspetta il via dei Vescovi italiani per cominciare ad usare, anche nei libri liturgici tradotti nella nostra lingua, la sesta invocazione del Padre Nostro, già contenuta - come ho detto - nella nuova traduzione della Bibbia CEI del 2008: «Non abbandonarci alla tentazione». 


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