LA FONTE DELLA FELICITA'
Francesco: «I Santi sono come le vetrate delle chiese che fanno entrare la luce di Dio in diverse tonalità di colore»
Antonino Legname
Quali sono gli ingredienti
per vivere una vita felice? Papa Francesco risponde: «le Beatitudini» e spiega:
«La felicità non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno, no, la
felicità vera è stare col Signore e vivere per amore. Voi credete questo?». È
la domanda che durante l'Angelus di oggi, Solennità di tutti i Santi, «festa di famiglia», Papa Francesco ha rivolto a ciascuno di noi. Sant'Agostino,
guardando con grande ammirazione i Santi, diceva: «Se loro ci sono riusciti,
perché non io?». La santità non è privilegio nativo di alcuni, ma è una
chiamata di Dio rivolta a tutti. Anche chi è segnato da un passato di grande peccato
può anelare alla santità se si lascia convertire il cuore. In qualche occasione
Francesco ha ricordato che non c'è Santo che non abbia un passato di peccato e
non c'è peccatore che non abbia un futuro di santità. Il Papa ci ricorda che «i
santi non sono modellini perfetti, ma persone attraversate da Dio». È bella l'immagine che il
Pontefice usa per descrivere il profilo dei Santi: «Possiamo paragonarli alle
vetrate delle chiese, che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore».
Non esiste una santità univoca uguale per tutti; sono tante le strade per
diventare santi. E le Beatitudini del Vangelo sono come otto corsie preferenziali
per camminare verso la santità. Pertanto, ha detto Francesco, «i santi sono
nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e
l’hanno trasmessa al mondo, ciascuno secondo la propria “tonalità”». Siamo
tutti come degli specchi, più o meno puliti, più o meno opachi; abbiamo il
compito di pulire il nostro cuore e di ravvivare la lucidità della nostra
mente, per far riflettere chiara l'immagine di Dio in noi. I Santi - ha spiegato
il Papa - «tutti sono stati trasparenti, hanno lottato per togliere le macchie
e le oscurità del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio. Questo è
lo scopo della vita: far passare la luce di Dio, e anche lo scopo della nostra vita». Qualcuno ha detto
che la più grande tristezza del mondo è quella di non essere santi! Oggi la
Chiesa ci ricorda che tutti possiamo e dobbiamo coltivare il desiderio alla
santità. E si comincia dalla vita quotidiana, dalle persone che abbiamo accanto.
Sembra che a volte ci facciano soffrire, ma in realtà ci aiutano a santificarci,
perché ci fanno esercitare nelle virtù umane e cristiane: della pazienza, della
bontà, della misericordia e soprattutto ci spingono a compiere il miracolo del
«perdono», quando veniamo offesi e riceviamo del male. Questa è la santità quotidiana di chi vive con
serenità evangelica «le prove e le fatiche di ogni giorno». Non immaginiamo i Santi
come dei superuomini; essi - ha detto il Papa - «respirano come tutti l’aria
inquinata dal male che c’è nel mondo, ma nel cammino non perdono mai di vista
il tracciato di Gesù, quello indicato nelle beatitudini, che sono come
la mappa della vita cristiana». Dobbiamo imparare a riconoscere i Santi
della «porta accanto», che incontriamo e conosciamo nella nostra quotidianità.
Ci sono «tante persone semplici e nascoste che in realtà aiutano Dio a mandare
avanti il mondo. E ce ne sono tanti, oggi!», che hanno scommesso la loro
esistenza puntando tutto sul tesoro della vita, che è l'amore per Dio e per il
prossimo, l’unica vera fonte per guadagnare la felicità.