LA BOTTEGA DEL «VASAIO»
Francesco: «Il popolo è capace di gesti sorprendenti
di attenzione e di tenerezza verso i suoi preti»
di Antonino Legname
«Il rinnovamento della fede e il futuro delle
vocazioni è possibile solo se abbiamo preti ben formati». Con queste parole Papa Francesco si è rivolto ai Partecipanti al Convegno Internazionale promosso dalla Congregazione per il Clero, il 7 ottobre 2017. Il Pontefice
utilizza l'immagine del «Vasaio», con la «V» maiuscola, per far capire che «è Dio
l’artigiano paziente e misericordioso della nostra formazione sacerdotale». Francesco
spiega che la formazione dei sacerdoti «non si risolve in qualche aggiornamento
culturale o qualche sporadica iniziativa locale». È necessario anzitutto
lasciarsi plasmare e trasformare da Dio, e questo sarà possibile solo se «ci
distacchiamo dalle nostre comode abitudini, dalle rigidità dei nostri schemi e
dalla presunzione di essere già arrivati». Il prete che si ritiene un'opera
compiuta e non sente la necessità di lasciarsi «formare dal Signore» rischia di
diventare un «prete spento, che si trascina nel ministero per inerzia, senza
entusiasmo per il Vangelo né passione per il Popolo di Dio». Francesco esorta i
pastori e coloro che si preparano a diventare preti a preferire il silenzio e
la preghiera al rumore delle ambizioni umane. Inoltre, ha avvertito il
Pontefice, il ministero diventa sterile quando si confida più nelle proprie
opere e attività, piuttosto che lasciarsi trasformare dalla creatività del
«Vasaio» divino. Il prete e il seminarista - ha consigliato Francesco - devono
lasciarsi «guidare da una salutare inquietudine del cuore, così da orientare la
propria incompiutezza verso la gioia dell’incontro con Dio e con i fratelli». Il
Vescovo di Roma insiste nel dire che per avere sacerdoti ben formati i Vescovi
e i formatori devono scendere spesso nella «bottega del Vasaio». Le tante sfide
del mondo d'oggi richiedono una formazione all'altezza dei tempi; «la Chiesa ha
bisogno di preti capaci di annunciare il Vangelo con entusiasmo e sapienza, di
accendere la speranza là dove le ceneri hanno ricoperto le braci della vita, e
di generare la fede nei deserti della storia». Ancora una volta il Papa
focalizza la necessità di una Chiesa in uscita verso il Popolo di Dio, capace
di toccare le tante ferite della gente. «Se al Pastore è affidata una porzione
di popolo, è anche vero che al popolo è affidato il sacerdote». È vero che a
volte ci sono resistenze e incomprensioni della gente nei confronti dei preti, ma
«se camminiamo in mezzo al popolo e ci spendiamo con generosità, ci accorgeremo
che esso è capace di gesti sorprendenti di attenzione e di tenerezza verso i
suoi preti». Di questo è fermamente convinto Papa Francesco, quando dice anche che «il
prete deve stare tra Gesù e la gente» e deve imparare ad evitare due rischi: quello di
rifugiarsi in una spiritualità disincarnata e quello di immergersi negli impegni
mondani senza Dio. La domanda che deve scavare dentro, quando ci si lascia
plasmare dal «Vasaio» è: «Che prete desidero essere?». Francesco aiuta a dare la risposta,
domandando: voglio essere «un “prete da salotto”, uno tranquillo e
sistemato, oppure un discepolo missionario a cui arde il cuore per il Maestro e
per il Popolo di Dio? Uno che si adagia nel proprio benessere o un discepolo in
cammino? Un tiepido che preferisce il quieto vivere o un profeta che risveglia
nel cuore dell’uomo il desiderio di Dio?».