IL DIO DELLE SORPRESE
Francesco: “Siamo gente più di primavera che d’autunno”
di
Antonino Legname
“Non è cristiano camminare con lo sguardo
rivolto verso il basso - come fanno i maiali: sempre vanno così - senza alzare
gli occhi all’orizzonte”. Con questa immagine forte, Papa Francesco ha voluto focalizzare
l'attenzione dei fedeli, radunati nell'Aula Paolo VI, per l'Udienza Generale
del 23 agosto 2017, sulla necessità di alzare lo sguardo verso l'orizzonte
ultimo, che per il credente coincide con il giorno in cui Dio farà «nuove tutte
le cose» (cfr Ap 21,5). Il Pontefice
ha detto che “la speranza cristiana si basa sulla fede in Dio che sempre crea
novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo.
Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese”. A
volte gli uomini pensano che tutto il loro cammino si concluderà dopo un “palmo
di pochi metri di viaggio” - che sono gli anni della nostra vita terrena.
Sarebbe molto triste pensare alla nostra esistenza come un girovagare senza
senso, senza meta e senza approdo. “Questo non è cristiano” - ha detto
Francesco. È vero che la vita non è un cammino semplice e in discesa; le
cronache quotidiane dei giornali e della tv riportano tante tragedie, tante
notizie tristi, che alla fine si rischia l'assuefazione e l'indifferenza. Cosa
si prova a vedere e a pensare a quei “volti dei bambini impauriti dalla guerra,
al pianto delle madri, ai sogni infranti di tanti giovani, ai profughi che
affrontano viaggi terribili, e sono sfruttati tante volte”? Non rassegniamoci a
dire: «questa è la vita!». Non lasciamo spazio allo sconforto pensando che le
nostre gioie siano effimere e passeggere e che alla fine “nella vita degli
uomini sia iscritto il non senso”. Noi cristiani non possiamo essere nauseati da
una vita che a volte ci appare insensata; noi “crediamo invece che
nell’orizzonte dell’uomo c’è un sole che illumina per sempre. Crediamo che i
nostri giorni più belli devono ancora venire. Siamo gente più di primavera che
d’autunno”. In una parola: siamo gente di speranza! Non viviamo di “nostalgie,
rimpianti e lamenti”, ma siamo “instancabili coltivatori di sogni”, perché
abbiamo la certezza che “Dio ci vuole eredi di una promessa”. E durante questo
nostro pellegrinaggio terreno crediamo che Dio non resta insensibile di fronte
al dolore dei suoi figli; noi sappiamo che “c'è un Padre che piange con noi;
c’è un Padre che piange lacrime di infinta pietà nei confronti dei suoi figli […].
Un Padre che ci aspetta per consolarci, perché conosce le nostre sofferenze e
ha preparato per noi un futuro diverso”. Mai perdere la speranza di essere
risollevati dal nostro Padre celeste che è “il Dio delle novità e delle sorprese”.
Impariamo a guardare fiduciosi a “quel giorno in cui saremo davvero felici, e piangeremo.
Sì: ma piangeremo di gioia”.