IL CANCRO
DELLA CORRUZIONE
«La corruzione è il linguaggio delle mafie e delle
organizzazioni criminali».
“Siamo tutti molto esposti
alla tentazione della corruzione: anche quando pensiamo di averla sconfitta,
essa si può ripresentare”. Lo scrive Papa Francesco nella prefazione al
libro-intervista del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del
Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, con Vittorio V.
Alberti, dal titolo “Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società”.
di Antonino Legname
Il libro del cardinale
Turkson cerca di rispondere alle domande inquietanti che pone papa Francesco
nella Prefazione: «Cosa c' è all' origine dello sfruttamento dell' uomo sull'
uomo? Cosa, all' origine del degrado e del mancato sviluppo? Cosa, all' origine
del traffico di persone, di armi, di droga? Cosa, all' origine dell'
ingiustizia sociale e della mortificazione del merito? Cosa, all' origine dell'
assenza dei servizi per le persone? Cosa, alla radice della schiavitù, della
disoccupazione, dell' incuria delle città, dei beni comuni e della natura?
Cosa, insomma, logora il diritto fondamentale dell' essere umano e l' integrità
dell' ambiente? La corruzione, che infatti è l'arma, è il linguaggio più comune
anche delle mafie e delle organizzazioni criminali nel mondo. Per questo, essa
è un processo di morte che dà linfa alla cultura di morte delle mafie e delle
organizzazioni criminali». La corruzione affonda le radici e germoglia nel
cuore malato dell'uomo. E come ha ripetuto in tante occasioni, distinguendo tra
peccatore e corrotto, Francesco spiega: «La persona corrotta non si rende conto
che si sta costruendo, da se stessa, la propria catena. Un peccatore può
chiedere perdono, un corrotto dimentica di chiederlo». Anche la Chiesa può
essere contagiata dalla lebbra della corruzione. «Il pericolo più grande per la
Chiesa - scrive il Papa - è la mondanità spirituale - quindi la corruzione -
che è più disastrosa della lebbra infame». E spiega cos'è la nostra corruzione:
«è la mondanità spirituale, la tepidezza, l'ipocrisia, il trionfalismo, il far
prevalere solo lo spirito del mondo sulle nostre vite, il senso di indifferenza».
Ovviamente non basta individuare e denunciare i mali della corruzione, ma
occorre affermare «la misericordia sulla grettezza» e la «creatività sulla
stanchezza rassegnata». Il Papa usa un'immagine per far comprendere l'urgenza
di mettersi tutti insieme a lottare contro il dilagare della corruzione nella
nostra società: «Noi, cristiani e non cristiani, siamo fiocchi di neve, ma se
ci uniamo possiamo diventare una valanga: un movimento forte e costruttivo». E
da qui che nasce e si sviluppa il «nuovo umanesimo, questo rinascimento, questa
ri-creazione contro la corruzione che possiamo realizzare con audacia profetica».
Nessuno deve sentirsi escluso da questo impegno di bonifica del nostro ambiente
sociale e religioso: «Dobbiamo lavorare tutti insieme, cristiani, non
cristiani, persone di tutte le fedi e non credenti, per combattere questa forma
di bestemmia, questo cancro che logora le nostre vite». E Francesco conclude
con un appello propositivo rivolto a tutti gli uomini di buona volontà affinché
abbiano la consapevolezza di impegnarsi nel campo dell'educazione e la
disponibilità a promuovere la cultura della misericordia e a cooperare, «secondo
le proprie possibilità, i propri talenti, la propria creatività» per lo
sviluppo integrale dell'uomo e di tutto l'uomo.