LA
TERAPIA DELLA SPERANZA
di Antonino Legname
Durante la Catechesi del Mercoledì, 24 maggio 2017, Papa Francesco ha voluto soffermarsi sull'esperienza
dei due discepoli di Emmaus. Quello che emerge dal racconto evangelico è la
delusione e la tristezza di questi due uomini, ormai «convinti di lasciare alle
spalle l’amarezza di una vicenda finita
male». Tutte le loro attese umane erano andate in fumo. «Quella croce issata
sul Calvario era il segno più eloquente di una sconfitta che non avevano
pronosticato. Se davvero quel Gesù era secondo il cuore di Dio, dovevano
concludere che Dio era inerme, indifeso nelle mani dei violenti, incapace di
opporre resistenza al male». Perché Dio, l'Onnipotente ha permesso la morte in
croce del suo Figlio innocente? La morte degli innocenti continua ad essere un
forte grido contro Dio e la roccia dell'ateismo. Quei due discepoli vogliono
rimuovere tutti i ricordi che ancora bruciano dentro. Sono molto tristi e solo
l'incontro con Gesù trasforma la loro tristezza in gioia. All'inizio i loro occhi
non furono in grado di riconoscere il Signore. «E allora Gesù incomincia la sua
“terapia della speranza”». Ciò che succede su quella strada è una terapia della
speranza». Il dialogo tra Gesù e i due discepoli è rispettoso; Gesù non è
invadente; ha pazienza e aspetta la maturazione della fede, che spesso passa
attraverso le delusioni e le amarezze della vita. «Quante tristezze, quante
sconfitte, quanti fallimenti ci sono nella vita di ogni persona! - annota il
Papa - In fondo siamo un po’ tutti quanti come quei due discepoli. Quante volte
nella vita abbiamo sperato, quante volte ci siamo sentiti a un passo dalla
felicità, e poi ci siamo ritrovati a terra delusi». Ma abbiamo la certezza che «Gesù
cammina con tutte le persone sfiduciate che procedono a testa bassa. E
camminando con loro, in maniera discreta, riesce a ridare speranza». Anzitutto,
infonde fiducia attraverso le Sacre Scritture, dove non troviamo mai una «speranza
a poco prezzo»; perché la speranza passa attraverso le sconfitte. Ed è solo nel
gesto-cardine dello spezzare il Pane che riconoscono Gesù. In questo incontro di
Gesù con i discepoli di Emmaus «c'è tutto il destino della Chiesa» - ha detto
il Papa; di quella Chiesa che non rimane chiusa nella cittadella fortificata,
ma sa uscire per incontrare le persone «con le loro speranze e le loro
delusioni». E con rispetto e tenerezza la madre «Chiesa ascolta le storie di
tutti, come emergono dallo scrigno della coscienza personale; per poi offrire
la Parola di vita, la testimonianza dell’amore, amore fedele fino alla fine. E
allora il cuore delle persone torna ad ardere di speranza». Ed è bella la
conclusione di Papa Francesco, che incarna nella vita di oggi il racconto dei
discepoli di Emmaus: «Tutti noi, nella nostra vita, abbiamo avuto momenti
difficili, bui; momenti nei quali camminavamo tristi, pensierosi, senza
orizzonti, soltanto un muro davanti. E Gesù sempre è accanto a noi per darci la
speranza, per riscaldarci il cuore e dire: “Vai avanti, io sono con te. Vai
avanti”. Il Vescovo di Roma ci ricorda che il segreto per non perdere la
speranza è di continuare a credere che Dio, anche attraverso le apparenze contrarie,
continua a camminare con noi e ad amarci sempre: «anche nei momenti più
dolorosi, anche nei momenti più brutti, anche nei momenti della sconfitta: lì
c’è il Signore. E questa è la nostra speranza. Andiamo avanti con questa
speranza! Perché Lui è accanto a noi e cammina con noi, sempre!».