INTERVISTA AL CARDINALE SANDRI
SULLA VISITA DI PAPA FRANCESCO
IN EGITTO
«Con la sua
semplicità disarmata, non si può non voler bene a questo Papa!»
Papa Francesco con il cardinale Sandri |
Argentino come il Papa e Prefetto della
Congregazione per le Chiese Orientali, Leonardo Sandri (Buenos Aires, 1943) è
stato tra i pochi cardinali che hanno accompagnato il Papa nella sua visita in
Egitto. In un'intervista esclusiva a Religión Digital, (a cura di José Manuel Vidal) il porporato parla di «grande
successo» del pellegrinaggio di Francesco, assicura che il Papa “si fa voler
bene anche dai musulmani” e che la sua visita è stata un altro passo nella
costruzione del “mosaico o del poliedro”, immagine che tanto piace a Bergoglio.
La
visita del Papa in Egitto è stata un successo?
«Un
grande successo da tutti i punti di vista. Per esempio, in merito alla
partecipazione si nota una grande presenza di fedeli alla Messa. Tanti fedeli
cattolici ma anche ortodossi e copti e anche del mondo islamico del Cairo».
Il Papa,
come sempre, ha parlato chiaro.
«Direi
che le parole del Papa sono state fondamentali. Speriamo che accendano il cuore
di questo grande popolo d'Egitto, tanto importante per la pace nella Regione.
Se l'Egitto ha pace, sarà portatore di pace, è farà di tutto affinché si
realizzino tutte quelle iniziative necessarie per fare in modo che il Medio
Oriente viva in pace».
Che ha
questo Papa per farsi voler bene anche dai musulmani?
«Ha un
dono naturale! È la Gioia dell'Amore in persona, la gioia del Vangelo, la gioia
dell'amore e la gioia del Vangelo. E con questa semplicità completamente
disarmata e disarmante risulta obbligatoriamente amabile, nel senso che non si
può non voler bene».
Lo
scambio della croce pettorale, la firma del documento sul battesimo, e
l'omaggio con le rose bianche ai martiri copti … sono gesti che parlano da
soli.
«Sono
gesti che esprimono chiaramente fin dove siamo già uniti. Sono gesti per
sottolineare quello che ci unisce piuttosto che quello che ci divide o che
ancora manca per arrivare ad essere una sola cosa in Cristo e per smettere di
essere uno scandalo di divisione per il mondo».
L'unità
nella diversità?
«Diversità,
polifonia. La ricchezza della molteplicità che non offende né danneggia. Al
contrario, fa risaltare la bellezza dell'insieme».
Il
mosaico!
«Sì, o del
poliedro che è l'immagine che tanto piace al Papa. La bellezza del poliedro».
Un Papa
che è tornato a dimostrare ancora una volta il suo coraggio con questo viaggio
rischioso e complesso?
«Il
coraggio e la franchezza con la quale ha parlato su tutto ciò che riguarda la
pace e sui silenzi ipocriti che si oppongono ad essa e che alimentano la loro
forza, come il traffico di armi».
Con i
copti ancora una volta ha sottolineato l'«ecumenismo di sangue»?
«Con i
suoi 10-12 milioni di fedeli, la Chiesa copto-ortodossa ha la sua storia ed è
una Chiesa martire. Ultimamente ha sofferto nel vedere i suoi templi e
soprattutto i suoi fedeli attaccati dal terrorismo. Per questo, il significato
della visita del Papa è stato più forte, perché ha portato loro conforto e un
grande abbraccio di fraternità e di vicinanza».
Altro
momento forte è stato la visita del Papa all'Università-sunnita al-Azhar?
«Il logo
della visita è "Francesco papa della pace che va in Egitto paese di pace".
L'idea della pace è stata infatti sottolineata nel suo incontro con il Gran
Muftì di al-Azhar. Lì ha detto che non si può invocare alcuna religione come
fonte di violenza, di divisione, di odio e di terrorismo. Questo è fondamentale
per la pace. E che le religioni, specialmente quelle monoteiste, devono essere
costruttrici di pace e non di violenza né di tanti crimini e sofferenze come
quelle che si stanno vivendo, per esempio, in Siria e in Iraq».
È
irreversibile questa rivoluzione della misericordia di Papa Francesco?
«Io credo
che, in molti aspetti, è irreversibile. In altri, c'è da assimilarli poco a
poco. Ma per ciò che riguarda la dimensione della semplicità evangelica e per quei
modi di essere e di fare, che di per sé, sono già superati, credo che la Chiesa
abbia guadagnato molto.
Orgoglio
argentino?
«Argentino,
certamente, ma anche latinoamericano e ispanico».
[Mia traduzione dallo spagnolo]