PAPA FRANCESCO
PRESIEDE LA LITURGIA DELLA PAROLA
PRESIEDE LA LITURGIA DELLA PAROLA
CON LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO,
NELLA BASILICA DI SAN BARTOLOMEO
ALL'ISOLA TIBERINA A ROMA ,
IN MEMORIA DEI “NUOVI MARTIRI”
DEL XX E XXI SECOLO
"I campi di rifugiati – tanti – sono di concentramento,
per la folla di gente che è lasciata lì"
NELLA BASILICA DI SAN BARTOLOMEO
ALL'ISOLA TIBERINA A ROMA ,
IN MEMORIA DEI “NUOVI MARTIRI”
DEL XX E XXI SECOLO
"I campi di rifugiati – tanti – sono di concentramento,
per la folla di gente che è lasciata lì"
Papa Francesco a Lesbo |
di Antonino Legname
Il 22 aprile 2017,
durante la Liturgia della Parola con la Comunità di Sant'Egidio a Roma, Papa
Francesco nell'Omelia ha ricordato che la Basilica di San Bartolomeo all’Isola
Tiberina è un luogo "dove la storia antica del martirio si unisce alla
memoria dei nuovi martiri, dei tanti cristiani uccisi dalle folli ideologie del
secolo scorso – e anche oggi – e uccisi solo perché discepoli di Gesù". Ricordare
l'eroismo dei testimoni della fede di tutti i tempi - ha detto Francesco
- "ci conferma nella consapevolezza che la Chiesa è Chiesa se è
Chiesa di martiri". Ma chi sono i martiri? Il Pontefice spiega che i
martiri sono coloro che, come ci ricorda il Libro dell’Apocalisse, «vengono
dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel
sangue dell’Agnello» (7,17). "Essi hanno avuto la grazia di confessare
Gesù fino alla fine, fino alla morte. Loro soffrono, loro danno la vita, e noi
riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza". Ma non bisogna
dimenticare - ha detto il Papa - che "ci sono anche tanti martiri
nascosti, quegli uomini e quelle donne fedeli alla forza mite dell’amore, alla
voce dello Spirito Santo, che nella vita di ogni giorno cercano di aiutare i
fratelli e di amare Dio senza riserve". Ma cosa c'è alla base di ogni
persecuzione? Francesco individua nell'odio del principe di questo mondo la
causa principale di tanta avversione e violenza verso i cristiani. E ricorda le
parole di Gesù: “Non spaventatevi! Il mondo vi odierà; ma sappiate che prima di
voi ha odiato me”. La Chiesa di oggi ha bisogno di martiri, cioè di testimoni
credibili, di santi della vita ordinaria, "perché - ha spiegato il Papa
- la Chiesa la portano avanti i santi". Non solo i santi di tutti i
giorni ma anche coloro che accettano con coraggio il martirio cruento, anche a
costo della stessa vita."Tutti costoro - ha detto Francesco - sono il
sangue vivo della Chiesa. Sono i testimoni che portano avanti la Chiesa; quelli
che attestano che Gesù è risorto, che Gesù è vivo, e lo attestano con la
coerenza di vita e con la forza dello Spirito Santo che hanno ricevuto in
dono". E' particolarmente struggente il racconto di Papa Francesco in merito
ad una sua esperienza vissuta durante il viaggio a Lesbo: "Una donna. Non
so il nome. Ma lei ci guarda dal cielo. Ero a Lesbo, salutavo i rifugiati e ho
trovato un uomo trentenne, con tre bambini. Mi ha guardato e mi ha detto:
<<Padre, io sono musulmano. Mia moglie era cristiana. Nel nostro Paese
sono venuti i terroristi, ci hanno guardato e ci hanno chiesto la religione e
hanno visto lei con il crocifisso, e le hanno chiesto di buttarlo per terra.
Lei non lo ha fatto e l’hanno sgozzata davanti a me. Ci amavamo tanto!>>.
Questa è l’icona che porto oggi come regalo qui. Non so se quell’uomo è ancora
a Lesbo o è riuscito ad andare altrove. Non so se è stato capace di uscire da
quel campo di concentramento, perché i campi di rifugiati – tanti – sono
di concentramento, per la folla di gente che è lasciata lì. E i popoli
generosi che li accolgono devono portare avanti anche questo peso, perché gli
accordi internazionali sembra che siano più importanti dei diritti umani. E
quest’uomo non aveva rancore: lui, musulmano, aveva questa croce del dolore
portata avanti senza rancore. Si rifugiava nell’amore della moglie, graziata
dal martirio". Questa è un'icona di vita vissuta e sofferta che Papa
Francesco ha voluto aggiungere a quelle dei tanti martiri della Chiesa. "Ricordare
questi testimoni della fede e pregare in questo luogo è un grande dono - ha
detto Francesco -L’eredità viva dei martiri dona oggi a noi pace e unità. Essi
ci insegnano che, con la forza dell’amore, con la mitezza, si può lottare
contro la prepotenza, la violenza, la guerra e si può realizzare con pazienza
la pace. E allora possiamo così pregare: O Signore, rendici degni testimoni del
Vangelo e del tuo amore; effondi la tua misericordia sull’umanità; rinnova la
tua Chiesa, proteggi i cristiani perseguitati, concedi presto la pace al mondo
intero. A te, Signore, la gloria e a noi, Signore, la vergogna (cfr Dn
9,7)".