UN CARDINALE
TRA RESISTENZA E RESA!?
Sulla “minaccia” di una correzione
formale al Papa, Burke avverte: «Prima di
fare questo passo mi rivolgerei ancora una volta al Santo Padre».
Cardinale Raymond Leo Burke |
di Antonino Legname
Il 10 aprile 2017 su InfoVaticana è stata pubblicata la lunga intervista che il
cardinale Raymond Leo Burke ha concesso a Gabriel Ariza. Il porporato ha affrontato,
dal suo punto di vista, diverse questioni di grande attualità: i famosi
«dubia», la possibile correzione formale al Papa, la crisi dell'Ordine di Malta
e la misteriosa donazione milionaria, i primi mesi di Trump e altre
problematiche.
Alla domanda: "qual è la ragione principale che ha
spinto voi, quattro cardinali, a rendere pubblici i «dubia»"? Burke risponde:
«Perché c'è troppa confusione nella Chiesa rispetto a certe questioni
fondamentali che interessano l'ideale morale intrinseco, in merito alla santa
comunione e alla disposizione corretta per riceverla e in riferimento alla
indissolubilità del matrimonio. C'è molta confusione. Anzitutto chiediamo al
Santo Padre che, per favore, dia chiarimenti a queste domande fondamentali».
Burke
riferisce che molta gente si rivolge ai quattro cardinali chiedendo loro:
«perché non fate il vostro dovere e insegnate chiaramente su questi temi?». Il
porporato risponde che stanno cercando di fare qualcosa perché la gente capisca
e lo stanno facendo nel miglior modo possibile; e stanno aspettando di ricevere
dal Santo Padre la direzione, di cui la Chiesa ha bisogno ora. Burke evidenzia
che oggi «c'è una pericolosa confusione e dalla confusione vengono le
divisioni. Sacerdoti contro sacerdoti, e disaccordi con altri membri della
Chiesa sulla questione di come ricevere i sacramenti se uno vive in una unione
fuori dal matrimonio, o in un matrimonio che non è valido». E lamenta che
purtroppo ci sono disaccordi anche tra vescovi e «questo non dovrebbe succedere
… non è un bene per la Chiesa».
"Perché
hanno firmato i dubia solo quattro
cardinali?" - domanda il giornalista. E Burke risponde che ci sono più di quattro
cardinali che appoggiano i dubia, ma
per diverse ragioni non vogliono dirlo pubblicamente. E aggiunge: «I quattro
cardinali, che abbiamo firmato i dubia,
sapevamo che sarebbe stato un duro lavoro avere l'appoggio di un certo numero
di cardinali; noi quattro sapevamo che dovevamo fare questo e così lo abbiamo
fatto … E contiamo sull'appoggio privato degli altri cardinali».
Alla
domanda puntuale dell'intervistatore: “Cosa direbbe a coloro che dicono che sta
sfidando il Papa?”. Burke risponde: «Non c'è sfida nei confronti del Papa. Di
fatto, presentare i dubia al Papa è una pratica molto antica nella Chiesa e i
documenti firmati mostrano rispetto per il Papa che è stato incaricato di
guidare la Chiesa in un momento critico, in un tempo di confusione e anche di
errore». Il porporato ribadisce che leggendo i dubia si può capire che i quattro cardinali sono molto rispettosi e
non accusano il Santo Padre di niente; soltanto gli chiedono, per il bene della
Chiesa, di fare chiarezza su questi temi.
Nella storia
della Chiesa ci sono stati casi di correzione formale e Burke fa l'esempio di
Papa Giovanni XXII, il quale stava insegnando erroneamente sulla visione
beatifica e alcuni vescovi e teologi glielo dissero. All'inizio il papa fece
resistenza nel correggersi, ma prima di morire ritrattò quello che aveva detto
dicendo che era un errore. E ci sono altri casi similari nella storia della
Chiesa - ricorda Burke - come per esempio «le grandi questioni pratiche che si
riferiscono all'Amministrazione dei Beni temporali; i cardinali andarono dal
Santo Padre e gli dissero: “a nostro giudizio non sta amministrando bene i Beni
della Chiesa”; e dopo il Papa rettificò».
E a
proposito di una possibile correzione pubblica formale a Papa Francesco, il
cardinale Burke dichiara: «Questo ancora non è chiaro. Prima di fare questo
passo, mi rivolgerei ancora una volta personalmente al Santo Padre per dirgli:
“Santo Padre, il problema è così grave che dobbiamo correggerlo”. E confido che
il Santo Padre risponderà in quel momento». Burke, però, non si sente di dare
una data precisa per un eventuale atto formale di correzione. E alla domanda,
se dopo aver pubblicato i dubia ha avuto contatti con il Papa, il porporato
risponde: «No, mai ho parlato con Lui dei dubia».
E in
merito alla crisi nell'Ordine di Malta, il cardinale Burke ha riferito che lui
per il momento è completamente fuori da qualsiasi implicazione nell'Ordine di
Malta, pur mantenendo il titolo di cardinale Patrono: «il Papa ha lasciato
chiaramente intendere che l'unica persona che può trattare questioni
dell'Ordine di Malta, nel nome del Santo Padre, è l'arcivescovo Becciu». Al più
presto si dovrebbe avere una elezione del nuovo Gran Maestro, e Burke si augura
che il nuovo eletto possa cominciare a risolvere le cose e possa condurre
l'Ordine nella giusta direzione. «Il Santo Padre - confida Burke - nella
lettera del 1° dicembre dell'anno passato mi ha chiarito le preoccupazioni
molto serie che ha con l'Ordine di Malta, e queste preoccupazioni, a mio giudizio,
sono chiaramente giustificate, e il nuovo leader dovrà affrontarle». Tra queste
preoccupazioni c'è anche quella che riguarda la presenza di membri massoni
nell'Ordine di Malta. Burke riferisce che su questo punto il Papa è stato molto
chiaro e gli ha detto: «Ci sono persone che si ostinano nella loro appartenenza
alla massoneria e che i membri della massoneria devono essere espulsi».
Nell'intervista
si parla anche di una donazione milionaria che ha ricevuto l'Ordine di Malta.
Il cardinale Burke dice che «non si sa chiaramente chi sia il benefattore, qual
è la natura esatta della stessa donazione, come viene amministrata, e questo
non va bene … Queste cose devono essere chiarite». Il porporato non esita a
dire che ci sono aspetti della vicenda della donazione che sono strani e per
certi versi sospetti.
“Dopo la
nomina di Becciu qual è il suo ruolo nell'organizzazione dell'Ordine di Malta?”.
Il Cardinale risponde: «in questo momento non ho alcun ruolo. Mantengo un
titolo, ma non ho alcuna funzione … Rispetto la decisione del Santo Padre e in
questo momento non ho nulla a che vedere con l'Ordine di Malta».
Burke
non fa mistero nel dire che lo sviluppo della vicenda dell'Ordine di Malta è
così strano che gli risulta difficile comprendere quale fosse il vero obiettivo
finale di questa crisi. E spiega: «una cosa è chiara ed è che la riammissione
del Gran Cancelliere era un obiettivo principale; ma che questo avrebbe dovuto
implicare la mia destituzione come Cardinale Patrono, non lo so …».
E alla
domanda secca del giornalista: “Qual è la sua relazione con il Santo Padre?”, il cardinale risponde: «Non ho più parlato con lui dalla riunione di novembre [dello
scorso anno]… e non mi ha concesso un'udienza», pur avendola chiesta. Neppure
in mezzo alla crisi dell'Ordine di Malta, Burke ha avuto l'opportunità di
parlare con il Papa.
E a
proposito dei primi passi compiuti dal Presidente Trump, il cardinale si è detto
ottimista e crede che il nuovo Presidente degli Stati Uniti sia determinato nel
compiere il mandato che ha ricevuto da parte della popolazione americana. «Non
sarà molto facile, ha detto Burke, perché esistono forze che si oppongono a
lui».
“E il
Vaticano? Sta costruendo ponti con l'amministrazione Trump o al contrario sta
interponendo un muro?” - domanda il giornalista. Il porporato risponde che su
questo aspetto non sa dire nulla perché non ha alcuna comunicazione con la Segreteria
di Stato. E aggiunge una critica: «Devo dire che trovo l'Osservatore Romano, il giornale ufficiale del Vaticano, molto
negativo sul presidente Trump, e non credo che questo aiuti».
E il
cardinale Burke dice la sua anche sulle recenti dichiarazioni del Padre
Generale della Compagnia di Gesù, Arturo Sosa Abascal, in merito alla
attendibilità degli Evangelisti. Il porporato dichiara: «È completamente
erroneo, di fatto mi sembra incredibile che possa fare questo tipo di
dichiarazioni, che necessitano di essere corrette. Ci sono persone che devono
studiarlo e correggerlo. Non è ragionevole pensare che le parole degli
Evangelisti, che dopo centinaia di anni di studi sono comprese come parole
dirette di Nostro Signore, ora non sono più le parole di Cristo perché
all'epoca non c'era un registratore. Non lo capisco! … È un grave errore che
deve essere corretto».
“E chi
dovrebbe correggerlo?”. Burke risponde: «la Congregazione per la Dottrina della
Fede è l'organo per proteggere la fede e la morale».
E a
proposito di Vatileaks, e delle fughe di notizie, si fa presente al cardinale
Burke che la Santa Sede ha mille appartamenti a Roma: “crede che sia ancora credibile
il messaggio evangelico quando la Chiesa è la maggiore proprietaria terriera
della «caput mundi»?”. Il porporato risponde che non affetta la credibilità
della Chiesa il fatto di essere proprietaria di terra, ma il modo in cui si
amministra questa terra. «Di fatto - spiega Burke - avendo tutte queste
proprietà, la Chiesa potrebbe usarle per fini buoni, ma l'amministrazione deve
essere rigorosa e regolamentata dalla legge della Chiesa». E aggiunge: «non sto
dicendo che non lo sia, ma che l'unico scandalo sarebbe se in qualche maniera
queste proprietà non vengono amministrate correttamente».
L'intervista tocca anche alcuni
cambiamenti nella diplomazia vaticana e viene ricordato a Burke che è stato
dato trattamento di «consorte» all'amante omosessuale del presidente del
Lussemburgo. In riferimento a questa particolare situazione, il cardinale
risponde che occorre fare qualcosa per affrontare l'immagine pubblica che si da
con questi atti. E ricorda che nel passato la Santa Sede semplicemente, in una
maniera molto discreta e rispettosa, non permetteva certe cose; e dobbiamo
tornare a questo. Perché se si permettono apertamente, si dà l'impressione che
ora la Santa Sede approva queste situazioni, quindi questo deve essere chiarito».
Burke ritiene che si debba fare più attenzione ai termini e alle condizioni per
scegliere coloro che vengono ufficialmente invitati in Vaticano e a parlare
nelle conferenze della Santa Sede. E spiega: «non capisco come possano essere
invitati a queste conferenze persone che hanno apertamente sfidato la Chiesa e
i suoi insegnamenti». Come per esempio Paul Ehlrich.
Nell'intervista si affronta anche la
questione della Fraternità Sacerdotale San Pio X e della decisione di Papa
Francesco di concedere ai sacerdoti di questa Società la giurisdizione della
Chiesa Cattolica romana quando celebrano i matrimoni. Burke dice che sarebbe
una bella notizia e un modo efficace per la riconciliazione riconoscere questa
Fraternità come Prelatura personale. Ovviamente per una riconciliazione piena
occorre fare chiarezza su alcuni punti e assicurarsi che ci sia una
comprensione comune e siano superati tutti i dubbi che nel passato la
Fraternità ha avuto in merito alla Chiesa, alla Santa Sede e alla direzione
della Chiesa Cattolica.
L'ultimo argomento trattato
nell'intervista riguarda la speranza per la famiglia e la Chiesa. Si affronta
la questione dell'Islam e la teoria del gender. «Queste sono le due grandi
minacce di oggi - sostiene Burke - e ho una convinzione molto forte sul fatto
che uno dei modi principali per affrontarle è l'educazione e dobbiamo
assicurarci che nelle nostre scuole e nelle nostre università si insegni la
verità». Il cardinale è critico nei confronti dell'Islam perché «la figura di
Allah nel Corano e negli altri scritti islamici è completamente diversa dal Dio
della fede giudeo-cristiana».
In conclusione, il consiglio
che il cardinale Burke dà alle famiglie cattoliche è anzitutto quello di fare
della preghiera, specialmente nella Santa Eucaristia e nella Confessione, il
centro della vita familiare. Inoltre, rivolge un invito ai genitori: «fate
molta attenzione per educare i vostri figli nell'insegnamento della Chiesa e
nella legge morale». E infine, consiglia di lavorare insieme alle altre
famiglie: «per incoraggiarvi a vicenda e per trasformarvi nella grande forza del
mondo».