Linee guida
per applicare il Capitolo VIII
di
"Amoris laetitia"
di Charles Scicluna e Mario Grech
Simile
alla “stella” che guidò i re magi verso l’incontro con Gesù, così l’esortazione
apostolica Amoris laetitia illumina le nostre famiglie nel loro cammino verso
Gesù e alla sua sequela.
Questo vale anche per le coppie e le famiglie che si trovano in situazioni complesse in modo particolare quelle che includono persone separate o divorziate che stanno vivendo una nuova relazione. Alcune di queste persone, anche se «hanno perso» il primo matrimonio, non «hanno perso» la loro speranza in Gesù. Fra queste troviamo chi desidera intensamente vivere in pace con Dio e con la Chiesa, e ci pone l’interrogativo su quello che deve fare per celebrare i sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia.
Questo vale anche per le coppie e le famiglie che si trovano in situazioni complesse in modo particolare quelle che includono persone separate o divorziate che stanno vivendo una nuova relazione. Alcune di queste persone, anche se «hanno perso» il primo matrimonio, non «hanno perso» la loro speranza in Gesù. Fra queste troviamo chi desidera intensamente vivere in pace con Dio e con la Chiesa, e ci pone l’interrogativo su quello che deve fare per celebrare i sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia.
Come i
magi che, trovato Gesù, fecero ritorno al loro paese per un’altra strada (cfr.
Matteo, 2, 12), così avviene che queste persone — talvolta dopo un viaggio
lungo e tortuoso — incontrano Cristo che gli dona un avvenire anche quando gli
risulta impossibile tornare per la stessa strada di prima. Attraverso
l’accompagnamento e il discernimento onesto, Dio è capace di aprire nuove
strade davanti a queste persone, anche se sono reduci di un cammino segnato
dalle “tenebre” di scelte sbagliate o di esperienze amare segnate
dall’abbandono o dal tradimento. Nel loro incontro con Cristo e con la Chiesa,
queste persone trovano una “luce” che illumina la loro vita presente e li aiuta
a intraprendere con speranza e coraggio la strada del ritorno a Dio.
Pertanto,
su indicazione di Papa Francesco, noi vescovi di Malta e Gozo offriamo a voi,
cari confratelli presbiteri delle nostre diocesi, queste linee guida per
accompagnare lungo la strada di «un responsabile discernimento personale e
pastorale» quelle persone che desiderano leggere la propria storia di vita alla
luce di Gesù (cfr. Amoris laetitia, 300). Esortiamo che queste linee guida
siano lette alla luce dei riferimenti che stiamo indicando.
Anzitutto dobbiamo sempre tener presente che il nostro ministero pastorale verso le persone che vivono in situazioni familiari complesse è il ministero della Chiesa, che è madre e maestra. Noi presbiteri abbiamo il dovere di illuminare le coscienze con l’annuncio di Cristo e dell’ideale pieno del Vangelo. Al contempo, abbiamo anche il dovere che, sulle stesse orme di Cristo, esercitiamo «l’arte dell’accompagnamento» e diveniamo fonte di fiducia, speranza e integrazione per coloro che chiedono di vedere Gesù (cfr. Giovanni, 12, 21), particolarmente per quelle persone le più vulnerabili (cfr. Amoris laetitia, 291, 296, 308; Evangelii gaudium, 169). Nel caso di coppie che hanno dei figli, tale integrazione è necessaria non solo per loro, ma pure «per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i più importanti» (Amoris laetitia, 299; cfr. anche Amoris laetitia, 245-246).
Anzitutto dobbiamo sempre tener presente che il nostro ministero pastorale verso le persone che vivono in situazioni familiari complesse è il ministero della Chiesa, che è madre e maestra. Noi presbiteri abbiamo il dovere di illuminare le coscienze con l’annuncio di Cristo e dell’ideale pieno del Vangelo. Al contempo, abbiamo anche il dovere che, sulle stesse orme di Cristo, esercitiamo «l’arte dell’accompagnamento» e diveniamo fonte di fiducia, speranza e integrazione per coloro che chiedono di vedere Gesù (cfr. Giovanni, 12, 21), particolarmente per quelle persone le più vulnerabili (cfr. Amoris laetitia, 291, 296, 308; Evangelii gaudium, 169). Nel caso di coppie che hanno dei figli, tale integrazione è necessaria non solo per loro, ma pure «per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i più importanti» (Amoris laetitia, 299; cfr. anche Amoris laetitia, 245-246).
Quando
incontriamo o veniamo a conoscenza di persone che si trovano in situazioni
dette “irregolari”, dobbiamo impegnarci per entrare in dialogo con loro e
conoscerli in un clima di amore autentico. Se, susseguentemente, esse
manifestano il desiderio o accettano di intraprendere un processo serio di
discernimento personale della loro situazione, accompagniamoli volentieri e con
tanto rispetto, cura e attenzione. «È importante far sentire che sono parte
della Chiesa, che “non sono scomunicati” e non sono trattati come tali, perché
formano sempre la comunione ecclesiale”» (Amoris laetitia, 243). In questo
processo, il nostro compito non è semplicemente quello di dare un permesso per
accedere ai sacramenti o di offrire delle «semplici ricette» (cfr. Amoris
laetitia, 298) o di sostituire la coscienza di queste persone, ma quello di
aiutarli con pazienza a formarla e illuminarla affinché siano loro stessi che
arrivano a prendere una decisione sincera dinanzi a Dio e fare il maggior bene
possibile (cfr. Amoris laetitia, 37).
Prima di
considerare la cura pastorale verso quei discepoli del Signore che hanno
vissuto l’esperienza del fallimento del loro matrimonio e attualmente si
trovano in una nuova relazione, vorremo rivolgere la parola a coloro che
convivono o si sono sposati solo civilmente. Queste persone «hanno bisogno di
un’attenzione pastorale misericordiosa e incoraggiante» (Amoris laetitia, 293)
e «vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in
opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla
luce del Vangelo» (Amoris laetitia, 294). Nel discernimento pastorale è
importante distinguere una situazione da un’altra. In alcuni casi, tale scelta
«non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione
sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti» (ibidem) e pertanto il
grado di responsabilità morale non è uguale in tutti i casi. «Ricordiamo che un
piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio
della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza
fronteggiare importanti difficoltà». (Amoris laetitia, 305, Evangelii gaudium,
44). Consideriamo
ora il nostro ministero con persone separate che sono in una nuova relazione o
con persone divorziate risposate. Se durante il percorso di discernimento con
queste persone nasce un dubbio ragionevole riguardo alla validità o
consumazione del matrimonio canonico, proponiamo a queste persone di fare la
richiesta per la dichiarazione di nullità o per la dissoluzione del vincolo
matrimoniale.
Durante tale discernimento, anche qui va fatta un’adeguata distinzione tra una situazione e
l’altra, perché non tutti i casi sono uguali. «Una cosa è una
seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà,
dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della
propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in
coscienza che si cadrebbe in nuove colpe.
La
Chiesa riconosce situazioni in cui “l’uomo e la donna, per seri motivi — quali,
per esempio, l’educazione dei figli — non possono soddisfare l’obbligo della
separazione”. C’è anche il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare
il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di “coloro
che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e
talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio,
irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido”. Altra cosa invece è una
nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di
sofferenza e di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la
situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari.
Dev’essere chiaro che questo non è l’ideale che il Vangelo propone per il
matrimonio e la famiglia» (Amoris laetitia, 298).
Gioverebbe
che in questo cammino di discernimento, accompagniamo le persone a fare «un
esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento», in cui
«dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando
l’unione coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di
riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali
conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli;
quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio»
(Amoris laetitia, 300). Questo vale particolarmente per quei casi in cui la
persona riconosce la propria responsabilità per il fallimento del matrimonio.
Nel
discernimento, dobbiamo valutare la responsabilità morale nelle situazioni
particolari, considerando i condizionamenti e le circostanze attenuanti.
Infatti, «possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione» o che
perfino diminuiscono l’imputabilità o la responsabilità per un’azione. Tra
questi troviamo l’ignoranza, l’inavvertenza, la violenza, il timore,
l’immaturità affettiva, le abitudini, lo stato d’angoscia, gli affetti smodati
e altri fattori psichici oppure sociali (cfr. Amoris laetitia, 302; Catechismo
della Chiesa cattolica, 1735, 2352). A causa di questi condizionamenti e circostanze, il Papa
insegna che «non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in
qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale,
privi della grazia santificante». (Amoris laetitia, 301). «È
possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato — che non sia
soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno — si possa vivere in
grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e
di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa» (Amoris laetitia, 305).
Questo discernimento è importante perché, come spiega il Pontefice, in alcuni
casi questo aiuto può essere anche quello dei sacramenti (cfr. Amoris laetitia,
nota 351). «Credendo
che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della
crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio»
(Amoris laetitia, 305). Perciò abbiamo bisogno di esercitarci con prudenza nella
legge della gradualità (Amoris laetitia, 295) per trovare e scorgere la
presenza, la grazia e l’azione di Dio in ogni situazione, e aiutare le persone
ad avvicinarsi maggiormente a Dio anche quando «non sono in condizione di
comprendere, di apprezzare o di praticare pienamente le esigenze oggettive
della legge» (Amoris laetitia, 295).
Nel processo di
discernimento, esaminiamo anche la possibilità della continenza coniugale.
Nonostante che sia un ideale non facile, ci possono essere coppie che con l’aiuto
della grazia pratichino questa virtù senza mettere a rischio altri aspetti
della loro vita insieme. D’altronde, ci sono delle situazioni complesse quando
la scelta di vivere «come fratello e sorella» risulta umanamente impossibile o
reca maggior danno (cfr. Amoris laetitia, nota 329).
Qualora come esito del processo di discernimento, compiuto con «umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa» (Amoris laetitia, 300), una persona separata o divorziata che vive una nuova unione arriva — con una coscienza formata e illuminata — a riconoscere e credere di essere in pace con Dio, non le potrà essere impedito di accostarsi ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia (cfr. Amoris laetitia, nota 336 e 351).
Qualora come esito del processo di discernimento, compiuto con «umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa» (Amoris laetitia, 300), una persona separata o divorziata che vive una nuova unione arriva — con una coscienza formata e illuminata — a riconoscere e credere di essere in pace con Dio, non le potrà essere impedito di accostarsi ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia (cfr. Amoris laetitia, nota 336 e 351).
Durante
il discernimento, esaminiamo con queste persone come «la loro partecipazione
può esprimersi in diversi servizi ecclesiali» particolarmente «in ambito
liturgico, pastorale, educativo e istituzionale» (Amoris laetitia, 299).
Non è da escludere che queste persone possono
essere ritenute idonee per essere padrini e madrine.
D’altronde, «se qualcuno ostenta un peccato oggettivo come se facesse parte dell’ideale cristiano, o vuole imporre qualcosa di diverso da quello che insegna la Chiesa, non può pretendere di fare catechesi o di predicare». A una persona del genere abbiamo il dovere di annunciarle nuovamente «l’annuncio del Vangelo e l’invito alla conversione». Ciononostante, «perfino per questa persona può esserci qualche maniera di partecipare alla vita della comunità: in impegni sociali, in riunioni di preghiera, o secondo quello che la sua personale iniziativa, insieme al discernimento può suggerire» (Amoris laetitia, 297).
D’altronde, «se qualcuno ostenta un peccato oggettivo come se facesse parte dell’ideale cristiano, o vuole imporre qualcosa di diverso da quello che insegna la Chiesa, non può pretendere di fare catechesi o di predicare». A una persona del genere abbiamo il dovere di annunciarle nuovamente «l’annuncio del Vangelo e l’invito alla conversione». Ciononostante, «perfino per questa persona può esserci qualche maniera di partecipare alla vita della comunità: in impegni sociali, in riunioni di preghiera, o secondo quello che la sua personale iniziativa, insieme al discernimento può suggerire» (Amoris laetitia, 297).
In
questo accompagnamento è importante che noi ascoltiamo e valorizziamo la
sofferenza di quelle persone che hanno subito ingiustamente la separazione, il
divorzio o l’abbandono a causa dei maltrattamenti del coniuge. Questo dolore
diventa ancor più traumatico in situazioni di povertà. Il perdono per
l’ingiustizia che una persona ha sofferto non è facile, ma resta sempre un
cammino che la grazia rende possibile (cfr. Amoris laetitia, 242).
Nell’adempimento
di questo ministero, abbiamo la responsabilità di evitare di cadere nel
rigorismo o nel lassismo. Pertanto, questo processo ci richiede alcune qualità
importanti, tra cui: lo spirito della carità pastorale, l’onestà, la
discrezione, la conversione continua, e l’amore per la Chiesa e il suo magistero
(cfr. Amoris laetitia, 267, 300); un clima di attenzione e ascolto a quello che
Dio ha fatto «dall’inzio» (cfr. Amoris laetitia, 61-66); un atteggiamento di
umiltà per togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr. Esodo,
3, 5; Evangelii gaudium, 169); e il desiderio di cercare con animo sincero la
volontà di Dio e di cospargere la fragranza della presenza vicina di Gesù e il
suo sguardo personale (cfr. Evangelii gaudium, 169).
Per
evitare ogni occasione di scandalo o confusione tra i fedeli (cfr. Amoris
laetitia, 299), dobbiamo impegnarci per formare noi medesimi e le nostre
comunità tramite lo studio e la promozione dell’insegnamento contenuto
nell’Amoris laetitia. Questo insegnamento esige da noi «una conversione
pastorale» (cfr. Evangelii gaudium, 25). Insieme al Santo Padre, anche noi
vescovi avvertiamo che ci sono alcuni che «preferiscono una pastorale più
rigida», ma insieme a lui, noi crediamo sinceramente «che Gesù vuole una Chiesa
attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che,
nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo,
non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il
fango della strada» (Amoris laetitia, 308).
Eleviamo la nostra preghiera a Dio, per intercessione della santa
Famiglia di Nazareth, affinché per mezzo dei nostri presbiteri, la Chiesa a
Malta e Gozo sia messaggera della gioia dell’amore e aiuti l’uomo contemporaneo
ad aprirsi alla voce di Dio che risuona nella sua coscienza, e così veda
aprirsi dinanzi a lui una nuova strada che lo fa uscire dalle tenebre verso la
luce.
6
gennaio 2017, solennità dell'Epifania
Il
Documento Criteria for the Application of
Chapter Eight of 'Amoris laetitia' è stato pubblicato in italiano da L'Osservatore Romano del 14 gennaio
2017.