mercoledì 15 febbraio 2017
Vaticano
Eucaristia e risposati «La dottrina è rispettata». Coccopalmerio: Amoris laetitia utile e coerente
AvvenireEucaristia e risposati «La dottrina è rispettata». Coccopalmerio: Amoris laetitia utile e coerente
(Luciano
Moia) Amoris laetita, dottrina rispettata. Novità nella continuità.
Parola del cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio
consiglio per i Testi legislativi. Offrire ai divorziati risposati la
possibilità di essere riammessi all' Eucaristia - secondo un percorso
pastorale guidato dal discernimento e ispirato da una prassi
penitenziale che può proseguire anche per lungo tempo - non è uno
'strappo' dottrinale ma si inquadra in una logica di accoglienza del
peccatore che, lungi dal giustificarne il comportamento, rispetta la
norma e la tradizione, pur in maniera originale e dinamica.Il
cardinale Coccopalmerio arriva a questa conclusione al termine di un
ragionamento condotto in modo preciso ed essenziale nel libro Il
capitolo ottavo dell' Esortazione post sinodale Amoris laetitia.
Accompagnare, discernere e integrare le difficoltà (Edizioni Lev). Il
percorso seguito dal cardinale canonista è chiaro. Innanzi tutto mostra
la certezza della dottrina su matrimonio e famiglia presentata all'
interno del documento di papa Francesco. Poi spiega perché la Chiesa ha
avvertito l' esigenza pastorale di attualizzare la sua proposta nei
confronti delle coppie più fragili, non solo quelle che hanno visto
fallire il loro progetto di vita a due, ma anche coloro - e le
statistiche ci raccontano che sono sempre più numerose- che si sono poi
impegnate in una nuova unione. Si tratta proprio delle persone che, alla
luce di una interpretazione esclusivamente normativa, la Chiesa ha
troppo a lungo lasciato sulla soglia. Come è noto, la svolta tracciata
da Amoris laetitia - senza interrompere il lungo cammino del magistero e
della dottrina ma sviluppandolo e indicandone un' evoluzione coerente
come sempre avvenuto nella storia della Chiesa - ha suscitato qualche
malumore. Quattro cardinali (Raymond Burke, Carlo Caffarra, Walter
Brandmüller e Joachim Meisner) sono arrivati addirittura a rendere
pubblica la lettera inviata al Papa in cui, secondo la prassi canonica,
si esprimono riservatamente dubia su questa o su quella questione. Ne
abbiamo lungamente parlato anche su queste pagine. Ieri però, alla
presentazione del libro del cardinale Coccopalmerio, il direttore della
Libreria 'Editrice vaticana, don Giuseppe Costa, ha precisato che il
volumetto non è un testo di risposta ai quattro cardinali, ma
rappresenta una voce comunque autorevole che interviene nel dibattito.
Anche perché - ma questo don Costa non l' ha riferito - il Papa
considera che non ci sia bisogno di alcuna risposta vista la chiarezza
del documento postsinodale. Per chi proprio avverte la necessità di uno
schema applicativo dell' ottavo capitolo, c' è il documento dei vescovi
di Buenos Aires, dello scorso settembre. Quello definito da Francesco
«un testo molto buono. Non ci sono altre interpretazioni ». Sulla stessa
linea si muove il breve ma chiarissimo saggio di Coccopalmerio. «Il
pregio principale del libro - ha spiegato ieri durante la presentazione
il teologo don Maurizio Gronchi, consultore della Segreteria generale
del Sinodo dei vescovi - è quello di far parlare il documento, lasciando
emergere ciò che a un rapido sguardo, fin troppo sbrigativo, rischia di
venir trascurato, se non sacrificato o ancor peggio travisato». Il
cuore della questione, secondo quanto spiega Coccopalmerio, è il
proposito del cambiamento. Le persone che vivono in condizioni di
'irregolarità' - le virgolette sono usate nel testo di Amoris laetitia -
sono «coscienti della loro condizione di peccato... si pongono il
problema di cambiare e quindi - si legge nel testo - hanno l' intenzione
o, almeno, il desiderio di cambiare la loro condizione». La serietà
della questione di coscienza è quindi il punto decisivo, come
argomentato anche da don Gronchi, per «la possibilità di accedere ai
sacramenti da parte di coloro che non riescono ad astenersi dai rapporti
coniugali». Una situazione che, secondo quanto scrive il presidente del
Pontificio consiglio per i Testi legislativi, non fa venir meno né la
dottrina dell' indissolubilità del matrimonio, né quella del sincero
pentimento, e neppure la dottrina della grazia santificante. «Ed è
proprio questo - conclude - l' elemento teologico che permette l'
assoluzione e l' accesso all' Eucaristia, sempre nell' impossibilità di
cambiare subito la condizione di peccato».